Corruzione, la Ue bacchetta l'Italia: "Legami tra politica e criminalità"
Per Bruxelles le nuove norme varate restano ancora insufficienti per arginare il problema. Unico elemento positivo l'introduzione dell'incandidabilità
L'Unione Europea bacchetta pesantemente l'Italia: insufficienti le norme anti corruzione. Secondo la Commissione Ue, non solo la nuova legge lascia irrisolti vari problemi perché "non modifica la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio e l'autoriciclaggio", ma resta preoccupante soprattutto il legame "tra politici, criminalità organizzata e imprese". Unico barlume di luce, le nuove norme sull'incandidabilità.
Il report di Bruxelles sulla corruzione in Europa, nella parte dedicata all'Italia, rileva inoltre come "negli ultimi anni sono state portate all'attenzione del pubblico numerose indagini per presunti casi di corruzione, finanziamento illecito ai partiti e rimborsi elettorali indebiti, che hanno visto coinvolte personalità politiche di spicco e titolari di cariche elettive a livello regionale".
La relazione evidenzia inoltre come solo nel 2012 sono scattate indagini penali e ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti politici locali in circa metà delle 20 Regioni italiane, sono stati sciolti 201 consigli municipali, di cui 28 dal 2010 per presunte infiltrazioni criminali e più di 30 deputati della precedente legislatura sono stati indagati per reati collegati a corruzione o finanziamento illecito ai partiti.
Bruxelles: "Stop leggi ad personam" - Bruxelles suggerisce quindi all'Italia di "bloccare l'adozione di leggi ad personam", come il lodo Alfano, la ex Cirielli, la depenalizzazione del falso in bilancio e il legittimo impedimento. I tentativi dell'Italia di darsi norme per garantire processi efficaci, secondo la Commissione Ue, sono stati infatti "più volte ostacolati da leggi ad personam".
"Incandidabilità è importante passo avanti" - La nuova legge anticorruzione e il successivo decreto legislativo sull'incandidabilità e il divieto di ricoprire cariche elettive o di governo in seguito a condanne definitive segnano "un importante passo avanti" secondo la Commissione Ue, che segnala come la norma sia inoltre già stata applicata "nel caso della decadenza da senatore di un ex premier".
SU TGCOM24