"Scavate anche in Liguria, a Genova, o in altri siti del nord dove ci sono discariche". Nuove scioccanti rivelazioni al Secolo XIX del pentito, ex casalesi, Carmine Schiavone, sull'intreccio indissolubile tra Stato, servizi segreti, poteri economici e mafie. Dopo le drammatiche verità sulla Terra dei Fuochi, il collaboratore di giustizia prosegue con le sue scottanti verità e domanda: "Tutti i rifiuti che hanno prodotto al nord dove li hanno smaltiti?"
Un po', spiega, "li hanno sotterrati nelle Alpi, ma poi gli altri rifiuti? Quelli in Lombardia o in Piemonte o nella zona industriale di Genova o a La Spezia?". Per Schiavone si trovano tutte "nelle discariche", ma "non solo al sud anche al nord".
"Io lavoravo nella mia zona - dichiara - e posso dire con certezza dove sono interrati i rifiuti campani". Ma lungo la filiera dell'illegalità si intrecciano e si propagano anche altre relazioni tra Stato e malavita. "E' da 60 anni - ribadisce durante l'intervista - che le mafie stanno al Nord, come a Milano così a Genova. Controllate Genova". Esistono forme di mafie istituzionalizzate: le istituzioni e i servizi dell'epoca ad esempio permettevano di scaricare i rifiuti tossici ma non solo, "smistavano anche armi, smistavano all'estero attraverso navi nei vari porti". "Noi - racconta - lavoravamo con Eurocem a Napoli, Salerno e Gaeta, dei traffici in quei luoghi ne sono sicuro... ma sapevo che stavano anche ai porti del nord e all'estero attraverso navi".
Schiavone ha scelto di dire tutto alla giustizia "per raccontare la verità". Il primo verbale di "Spartacus", suo nome da pentito, è stato nel '93, "e l'ho fatto per far fermare sto sfacelo, perché la gente moriva, anche con l'acqua minerale". Fin quando infatti "abbiamo dovuto combattere le nostre guerre interne, mi stava anche bene, però non abbiamo mai ammazzato nessun bambino, nessun innocente". Prima, spiega, "era un caso di legittima difesa".
Carmine Schiavone punta il dito soprattutto contro le istituzioni corrotte. "Nella zona nostra, ad esempio, mio cugino guadagnava 1,2 mld ma lui era il braccio". Le menti vere erano l'avvocato Cipriano Chianese, Gaetano Cerci e il piduista Licio Gelli, che aveva amicizie importanti". "L'Arpa invece era in mano alla mafia" per questo non hanno mai denunciato e omettevano. I veri "nemici dello stato poi sono all'interno della Dda", che se vogliono fanno mancare anche i cancellieri o addirittura la carta igienica ai magistrati.
Per non parlare dei traffici di droga, le istituzioni facevano finta di non vedere mentre "dentro le palme dal Sud America c'erano quintali di cocaina". Per il pentito la triste verità è che "nessuno la vuole", il popolo la vuole, "ma le istituzioni no". "Siamo così arrabbiati di fronte a questo Stato che non fa niente, che lascerà morire la propria gente come pecore", aggiunge. "Stanno mangiando solo soldi, a livelli di perizie ad esempio". Mentre fra 15 anni quando le falde acquifere saranno tutte inquinate e la gente morirà quella verità non servirà più a nessuno. "Io ho una responsabilità quella di essere stato un mafioso - ribadisce -, ma la colpa è dei padri che hanno chiuso gli occhi mentre mangiavano soldi".