Sono tre le persone, tossicodipendenti, fermate e rilasciate poche ore dopo per il furto della reliquia con il sangue di papa Wojtyla, rubata nella notte tra sabato e domenica dalla chiesa di San Pietro della Ienca (L'Aquila). La parte in ferro è stata rinvenuta nella sede del Sert (servizio delle Asl per le tossicodipendenze), a Collemaggio. I tre hanno gettato via il tessuto con il sangue del Pontefice, non comprendendo il valore della refurtiva.
Nessun furto su commissione, dunque. I tre, poco più che 18enni, volevano rivendere quanto rubato. Dopo essere stati fermati e interrogati a lungo, i tre giovani sono stati rimessi in libertà. La procura della Repubblica non ha ritenuto che vi fossero elementi sufficienti per l'arresto. Il procedimento prosegue con gli indagati liberi.
La decisione di liberare i giovani è stata presa avendo i tre collaborato nell'indicazione del posto dove si sono disfatti del pezzo di stoffa con il sangue del Papa polacco, e non esistendo pericoli di fuga.
Venerdì le ricerche si concentreranno intorno al progetto "Case" di Tempera, dove abita uno dei tre e dove hanno dichiarato di essersi liberati della reliquia. Intanto il procuratore della Repubblica dell'Aquila, Fausto Cardella, si è complimentato con il questore Vittorio Rizzi per il brillante esito dell'attività info-investigativa che ha portato in tarda mattinata a ritrovare il crocefisso e la teca che conteneva la reliquia di Papa Giovanni Paolo II, custoditi presso il santuario di San Pietro della Ienca.
"Un così significativo risultato - ha detto il procuratore - si deve all'ottimo lavoro degli investigatori della squadra mobile aquilana, e al coordinamento informativo tra gli organi investigativi impegnati nelle indagini".
Per Cardella, "la riuscita dell'operazione è la conferma della sintonia che c'è a L'Aquila tra la magistratura e i servizi di polizia giudiziaria, e devo complimentarmi con il sostituto procuratore David Mancini per l'ottimo lavoro di coordinamento delle indagini che hanno consentito alla Polizia di Stato e all'Arma dei carabinieri di fare piena luce sui fatti".