Il guscio dei crostacei, derivato da scarti dell'industria alimentare, potrebbe riparare le lesioni nervose. Il chitosano fornisce un'armatura dentro cui i nervi possono ricrescere ed è biodegradabile nel medio periodo. Questo l'oggetto di una ricerca coordinata dall'Hannover Medical School in collaborazione con l'Università di Torino e finanziata dall'Unione europea per un totale di 5,9 milioni di euro, che si concluderà nel 2015. Lo studio è stato pubblicato su Biomaterials.
Vantaggi - Le protesi nervose in chitosano, ottenibile dall'esoscheletro di crostacei, sono un'alternativa molto promettente all'autotrapianto. Forniscono alle fibre nervose un tunnel attraverso il quale ricrescere. Queste protesi - dicono gli esperti - hanno il vantaggio di essere stabili, biologicamente compatibili, facili da suturare chirurgicamente, biodegradabili nel medio periodo (il chitosano si dissolve infatti nel corpo dopo alcune settimane). Inoltre, assicurano un recupero funzionale dei nervi lesionati paragonabile a quello degli innesti auto trapiantati. Un altro aspetto non secondario è che la materia prima ha un bassissimo impatto ambientale poiché vengono utilizzati prodotti di scarto dell'industria alimentare.
Studio internazionale - Test clinici controllati e condotti in ospedali di diversi Paesi europei permetteranno di definire le potenzialità di questo nuovo strumento a disposizione della medicina rigenerativa e della chirurgia ricostruttiva. La ricerca ha la firma del consorzio internazionale Biohybrid, rappresentato in Italia dall'ateneo torinese con il Nico (Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi) e dal dipartimento di Scienze cliniche e biologiche.