DETTA LA LINEA

Renzi: "Le riforme si facciano davvero Così legislatura avanti fino al 2018"

"Ma se il Parlamento mandasse a monte l'Italicum confermerebbe di essere inaffidabile. E allora sarebbe inevitabile sciogliere le Camere"

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"Se le Camere affossano la legge elettorale sono inaffidabili e vanno sciolte, ma se si fanno le riforme, questa legislatura può arrivare al 2018". Parola di Matteo Renzi, che torna a sfidare coloro che vogliono le preferenze e il ritorno al passato. "Se le vogliono - dice -, inutile fare nuove proposte, basta bocciare quella del Pd a allora il governo cade e si va al voto. E allora vedremo chi vincerà".

Nel mirino del segretario del Pd ci sono i possibili franchi tiratori, quelli che danno battaglia per le preferenze ma in realtà vogliono il proporzionale. E nell'intervista al "Messaggero" illustra il suo programma per realizzare le tanto sospirate riforme. "Siamo a un passaggio straordinario - assicura - perché abbiamo a portata di mano una legge che finalmente garantisce un vincitore. Inoltre si supera il Senato e si mette un freno ai potere delle Regioni e agli sprechi dei consigli regionali. Un tris straordinario, poi ben venga il lavoro di tutti per migliorarlo".

I margini per cambiare qualcosa (per esempio lo sbarramento al 4%) ci sono, precisa, aggiungendo però: "Vorrei però capire per far che cosa. Penso sia venuto il momento di sottrarre la materia ai super-specialisti". Qui Renzi si riferisce all'appello dei costituzionalisti.

E spiega: "Ventinove brillanti costituzionalisti che sostengono che la proposta di riforma va bene a patto che si levi il premio di maggioranza, si introducano le preferenze e si tolga lo sbarramento". Questa legge, soggiunge, è della prima Repubblica. E ci riporterà al pentapartito. Insomma, spiega Renzi, con questa legge ci sarebbe la strada obbligata di rifare il governo con Berlusconi.

Quindi, se il premio di maggioranza non passerà, se si abbasserà lo sbarramento e si introdurranno le preferenze, il sindaco di Firenze è categorico: si va al voto. E su questa improvvisa voglia di preferenze? "Chi le chiede pensa ad altro. Magari lo fanno per ottenere le candidature multiple o abbassare la soglia di sbarramento. Rispetto questo atteggiamento, ma penso che una classe politica degna di questo nome debba mettere un bando all'ipocrisia". Modifiche opportune? "Sarebbe intelligente alzare la soglia minima di raggiungimento del premio, portandolo dal 35 al 38%".

Questo permetterebbe di abbassare lo stesso premio al 15%. E ancora sulle preferenze: "Nel Ped ero l'unico a chiederle quando mi davano dello screanzato. In vent'anni questi hanno solo chiacchierato. Ora siamo a un passo dal porre la base per un cammino nuovo. Ci sono le riforme istituzionali e le riforme del welfare e del lavoro. La legge elettorale è solo il primo passo per un grande cambiamento. I politici devono cominciare da loro stessi per dare il buon esempio e poi si cambia. Approvare una legge così, anche a livello di credibilità internazionale, vale più di una finanziaria".

E poi si arriva al nodo Berlusconi. "C'è una parte del Pd - dichiara Renzi - che dice 'siccome piace a Berlusconi, questa riforma non si deve fare'. E' un atteggiamento che denota una sudditanza culturale e psicologica da correre il rischio di dover chiamare il medico. E' una forma di subalternità intellettuale".

E ancora, sul leader di Forza Italia: "Berlusconi c'è e ci sarà finché milioni di italiani lo voteranno. A Vendola chiedo di sapere se vuole stare con noi o no. Da Pisapia a Zedda, governiamo con Sel. Noi vogliamo sapere se nel centrosinistra che facciamo e in un chiaro sistema dell'alternanza, Sel è con noi".

Fretta di andare al voto? Tutt'altro... "E' proprio il contrario - assicura -. Il mio destino personale viene dopo la possibilità di fare le riforme e cambiare le regole del gioco. Non mi interessa portare all'incasso della campagna elettorale il consenso di oggi, mi interessa cambiare l'Italia. Se cambiamo la legge elettorale, possiamo immaginare un percorso costituente della legislatura".