Via i termini "blacklist", "schiavo" (slave), "padrone" (master) dal linguaggio di programmazione di Twitter. Una decisione presa dopo le proteste scattate a seguito dell'omicidio di George Floyd e che potrebbe costare al social network fondato da Jack Dorsey un investimento di diversi milioni di dollari e molti mesi di lavoro. La rimozione dei codici discriminanti "riflette i nostri valori", assicura l'azienda.
La presa di posizione di Twitter di "mettere al bando" un linguaggio del computing considerato poco inclusivo, prende di mira termini come "master", che si riferisce alla versione del codice che controlla gli "schiavi" (slave), e "blacklist", che viene invece utilizzato per descrivere generalmente dei siti Web vietati.
L'iniziativa arriva dopo che due ingegneri informatici avevano fatto pressioni per l'uso di un linguaggio di programmazione meno discriminante, a seguito delle proteste per la morte di George Floyd.