Stephen Malkmus, garanzia nella continuità
L'ex leader dei Pavement con i Jicks a Milano al Tunnel nella prima delle due date nel nostro Paese
Il tempo non sembra essere passato per Stephen Malkmus; capelli leggermente ingrigiti ma ciuffo da bravo ragazzo sempre al suo posto a fare da metronomo impazzito ad un concerto che ha risposto alle aspettative del pubblico del Tunnel di Milano, praticamente sold-out per la prima delle due date italiane dell'ex front-man dei Pavement. Con i Jicks Malkmus ha presentato il suo Wig Out at Jagbags uscito appena da qualche giorno, degno successore dell'acclamato e “beckiano” Mirror Traffic. Messi alle spalle i Pavement, gruppo che ha segnato l'esperienza alternative dei '90, Malkmus si è ricucito uno spazio tutto nuovo che gli ha dato non poche soddisfazioni e tra queste la continuità: fa infatti una certa impressione pensare che gli anni con i Jicks sono più di quelli trascorsi come leader dei Pavement.
Rispetto al passato oggi si è concesso assoli che ammiccano alla East Coast dei ’70, forse un po’ troppo sporchi e acidi tanto da trascendere nella psichedelia, parecchio distanti dalla quasi assenza di riff nel sound a cui eravamo abituati con i Pavement. Ma il pubblico (tutti ventenni nei '90) ha sembrati gradire, sebbene non si sia lasciato andare più di tanto. Anche perché si scopre un Malkmus che, a dispetto della nomea di padre del Lo-Fi tutto distorsioni e stonature, con la chitarra ci sa proprio fare.
Le liriche poi, come d’abitudine, sono cervellotiche e bizzarre, il tutto tra esplosioni post-punk, prese pari pari dai Pixies (Shibbolet), e melodie languide (Asking Price, No one is) toccando i migliori pezzi di Mirror Traffic (Tigers, Stick figures in Love) fino a Senator che con il famigerato verso “I know what the senator wants/All the senator wants is a blow job” ha trascinato e scompostoun pubblico tutto sommato tranquillo. Sono seguiti poi l’ultimo singolo Lariat e l’unica concessione ai Pavement con la misconosciuta Harness your Hopes che ha fatto da apripista, nel finale, ad un medley improvvisato di All Apologies dei Nirvana, No Surprises dei Radiohead e Peace of Mind dei Boston, l’ultimo regalo a un pubblico che ha lasciato il Tunnel soddisfatto per il salto negli '80 e '90. Peccato sia durasto solo una sera.
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