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Marò, soluzione entro 15 giorni Media: prevista la pena di morte

De Mistura: "Fa fede solo Corte Suprema", che ha fatto sapere di volere una soluzione entro 15 giorni. I giudici hanno chiesto al governo di "riconciliare il conflitto di opinione all'interno dell'amministrazione"

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La Corte Suprema indiana ha chiesto al governo di trovare una soluzione entro due settimane allo stallo che sta ritardando il processo ai due marò. I giudici hanno rinviato l'udienza al 3 febbraio. A generare l'impasse, la decisione della polizia Nia d'invocare una legge anti terrorismo che non esclude la pena di morte, in palese violazione con una formale promessa data al governo italiano.

"Non presentati i capi d'imputazione" - Nell'illustrare brevemente il ricorso davanti al tribunale numero 4, l'avvocato Mukul Rohatgi,che guida il team legale dei marò, ha denunciato il grave ritardo del caso. "Lo scorso gennaio - ha detto - la Corte Suprema aveva ordinato la costituzione di un tribunale speciale che doveva riunirsi su base quotidiana, ma dopo un anno non sono stati neppure presentati i capi di imputazione". Il legale ha anche ricordato che sono passati quasi due anni dall'arresto dei due marò e che la polizia speciale Nia si è rivolta a un tribunale diverso da quello che era stato stabilito lo scorso anno per trattare il caso.

L'Attorney General (rappresentante legale del governo), Goolam E. Vahanvati ha replicato ammettendo che "esiste un conflitto di opinione all'interno dell'amministrazione" riferendosi alle divergenze emerse tra ministero degli Esteri e quello degli Interni sull'applicazione della legge antiterrorismo 'Sua Act' da parte della polizia Nia incaricata di condurre le indagini. Di fronte alle pressioni del team legale italiano, Vahanvati ha poi detto di "avere bisogno di più tempo per conciliare le posizioni".

Il giudice B.S. Chauhan, che presiedeva la sezione insieme al collega J. Chelameswar, ha accolto l'obiezione e ha chiesto al governo di ripresentarsi il 3 febbraio con una soluzione. "Ce la farete entro questo tempo?" ha domandato Chauhan sorridendo. "Faremo del nostro meglio" ha risposto Vahanvati. Alla seduta erano presenti l'ambasciatore italiano Daniele Mancini e l'addetto militare, contrammiraglio Franco Favre.

I motivi dello stallo - A creare questa situazione d'impasse è stata la decisione della polizia Nia d'invocare una legge anti terrorismo che non esclude la pena di morte in caso di omicidio. Ciò in palese violazione con una formale promessa data invece al governo italiano lo scorso aprile dal ministero degli Esteri di New Delhi. Lo scorso gennaio la "Session Court" di Patiala House aveva aggiornato al 30 gennaio una nuova udienza dopo che il team legale italiano si era opposto alla richiesta della polizia Nia di far comparire Massimiliano Latorre e Salvatore Girone (attualmente sotto la custodia della Corte Suprema) davanti allo stesso tribunale, presieduto dal giudice Darmesh Sharma, contestando la competenza di questo a esaminare il caso.

Media: prevista pena di morte - Il ministero dell'Interno indiano, accogliendo le richieste della polizia, avrebbe autorizzato nel caso dei marò l'uso della legge antipirateria (il Sua Act), che può prevedere, per i reati contestati a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, anche la pena di morte. Lo sostiene il quotidiano "Times of India". Immediata la reazione dell'inviato del governo italiano, Staffan De Mistura: "Quello che fa fede per noi è ciò che dirà la Corte Suprema".

Bonino: "Tutte le opzioni sono sul tappeto" - Confermando che porrà la questione sul tavolo del Consiglio, il ministro degli Esteri, Emma Bonino ha specificato che "innanzitutto dovremo verificare le novità che arrivando da New Dehli". Il ministro degli esteri ha poi indicato che "se venisse applicata" la procedura indiana "come strumento per individuare il capo di imputazione, non tanto e solo sulla pena di morte ma sul fatto che usandolo si inverte il carico della prova, sarebbe evidentemente un elemento inaccettabile dal punto di vista della affidabilità o inaffidabilità di un sistema giudiziario".

"Se così fossero le cose - ha aggiunto Bonino - tutte le opzioni sono sul tappeto e sicuramente anche quelle di pertinenza più specifica dell'Unione europea". Ai giornalisti che chiedevano se si riferisse anche all'ipotesi di una "guerra commerciale" con l'India ha risposto: "Ricomincio, tutte le opzioni sono sul tappeto per quanto ci riguarda".

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