"In attesa di sviluppi, chiederemo alla Corte suprema indiana di far rientrare in Italia i due fucilieri". Lo ha detto l'inviato del governo per il caso marò, Staffan De Mistura, dopo la riunione a Palazzo Chigi con il premier, Enrico Letta, e i ministri degli Esteri e della Difesa, Emma Bonino e Mario Mauro. Si è deciso di "mantenere ferma la rotta, con una posizione decisa e determinata", ha detto l'inviato.
P. Chigi: "India tenga fede promesse no pena morte" - Nella riunione è stato sottolineato che è esattamente un anno da quando (il 18 gennaio 2013) la Corte Suprema indiana ha ingiunto alla polizia investigativa Nia di accelerare i tempi per arrivare in pochi mesi, si era parlato di 3, alla conclusione delle indagini e all'inizio del processo. Palazzo Chigi ha poi ribadito la ferma aspettativa che "il governo indiano tenga fede alle assicurazioni fornite, coerenti con le indicazioni della Corte suprema, riguardo al fatto che il caso in questione non rientra tra quelli oggetto della normativa antipirateria".
Letta: "Governo prosegue azione internazionale" - Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, in una nota dice: "Registro con soddisfazione le espressioni di solidarietà provenienti dall'Unione Europea e l'intenzione delle nostre Camere di inviare una delegazione parlamentare per manifestare vicinanza e sostegno ai marò. Il governo proseguirà la propria azione anche a livello internazionale".
Mauro: "Azione governo per garantire soluzione" - "La posizione che il governo sta tenendo in questi giorni è molto utile al conseguimento degli obiettivi minimi ma indispensabili affinché sia rispettata la dignità dei nostri fucilieri e garantita nel tempo la soluzione al caso". Così il ministro della Difesa, Mario Mauro, al termine del Cdm sulla vicenda marò.
De Mistura: "Applicazione antiterrorismo inaccettabile" - Il ritardo inaudito" nella vicenda giudiziaria dei due marò e "l'applicazione della Sua Act (la legge antiterrorismo) - ha spiegato De mistura - sono cose inaccettabili non solo per l'Italia ma a livello internazionale". Proprio su questi due punti verte la petizione che gli avvocati dei due fucilieri illustreranno alla Corte Suprema indiana.