A "REPUBBLICA"

La promessa di Sergio Marchionne "Fiat riattiverà gli impianti italiani"

L'ad del lingotto parla a "Repubblica" dopo l'acquisizione di Chrysler. "Ora siamo più forti. Adesso puntiamo sui nuovi modelli dell'Alfa". E rivela: "Via dal mercato di massa". Landini: "E' un film già visto"

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Per la prima volta dopo la chiusura dell'affare Chrysler, l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, parla per commentare l'operazione e delineare il futuro dell'azienda. "Ho realizzato un sogno - dice a "Repubblica" -. Grazie a questa operazione possiamo ripartire con basi più forti. Adesso puntiamo alla fascia premium con Alfa e Maserati. Gli impianti italiani? Saranno riattivati tutti in pieno".

La soddisfazione che trasuda dalle parole di Marchionne è evidente, e l'ottimismo sul futuro non è da meno. Tutto merito di un'operazione importante, che ha sollevato anche critiche ma che invece l'ad considera strategica e decisiva per il rilancio dell'azienda e affatto dannosa per l'Italia, come qualcuno ha paventato.

Ma Landini: "Film già visto, le sue sono fabbriche fantasma" - Non è però convinto che le promesse fatte saranno mantenute il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, che commenta l'intervento dell'amministratore delegato definendolo "un film già visto" con "fabbriche fantasma" perché "non possiamo diventare la repubblica delle banane dove si impara quello che fanno le fabbriche dalle interviste sui giornali".

Marchionne: "La voglia di cambiamento motore del rilancio" - L'operazione Chrysler, riprende il numero uno del Lingotto, si è resa possibile grazie alla grande apertura degli americani al cambiamento. "Se porti un'idea nuova, in Italia trovi subito dieci obiezioni" spiega. "In America nello stesso tempo trovi dieci soluzioni a possibili problemi. E poi è arrivato Obama". Il presidente statunitense è stato decisivo affinché sogno e realtà trovassero un punto di contatto. "Aveva l'obiettivo di salvare quelle aziende. La nostra fortuna è stata di poter trattare direttamente con la sua task force e non con i creditori di Chrysler come voleva la vecchia logica".

Ma il tempo di chiudere questa operazione e già bisogna guardare al futuro. A chi contesta che questa deriva americana dell'industria torinese sarà negativa per l'Italia, Marchionne risponde con i progetti in cantieri e con un rilancio sul fronte occupazionale interno. "Mi impegno - afferma - . Quando il piano sarà a regime la rete industriale italiana sarà piena. Se non crolla un'altra volta il mercato, col tempo rientreranno tutti i lavoratori in cassa integrazione". Ma qual è il piano a cui fa riferimento? "La nostra strategia è uscire dal 'mass market', dove i clienti sono pochi e i concorrenti tanti" dice. "Puntiamo alla fascia Premium, prodotti di alta qualità, con concorrenza ridotta e margini più larghi. Abbiamo marchi fantastici e per definizione Premium, come Maserati e Alfa. Perché non reinventarli?".

"La società avrà un nome nuovo - "Ci quoteremo dove c'è un accesso più facile ai capitali. La sede verrà decisa anche in base alla scelta di Borsa, ma avrà un valore solo simbolico. La società avrà un nome nuovo". Marchionne annuncia poi l'uscita dal mass market, dove ci sono pochi clienti e tanti concorrenti, per andare nella fascia alta con Alfa e Maserati. Squadre di nostri uomini stanno preparando i modelli".

"A Pomigliano le Panda, a Cassino l'Alfa" - La preoccupazione maggiore rimane sempre il destino degli impianti italiani. "A Mirafiori-Grugliasco si faranno le Maserati. A Melfi le 500 X e piccole Jeep. A Pomigliano le Panda. A Cassino il rilancio dell'Alfa. Mi impegno: saranno riattivati in pieno tutti gli impianti italiani", rassicura l'ad.