Ultimo passaggio procedurale per la legge di Stabilità ottenuto tra le polemiche in aula tra maggioranza e opposizione e qualche colpo di coda finale del Movimento 5 Stelle. Il via libera della Camera al ddl bilancio di previsione dello Stato riporta ora la manovra al Senato per essere votata in via definitiva lunedì prossimo e per poter entrare ufficialmente in vigore, come previsto, il primo gennaio.
Da qui a fine anno dovrebbe in qualche modo rientrare anche il provvedimento di modifica della Tasi che permetterebbe ai Comuni di reintrodurre detrazioni a favore delle famiglie in difficoltà. Ma tale intervento porterebbe inevitabilmente a un doppio aumento: dell'aliquota Tasi sulla prima casa dal 2,5 al 3,5 per mille e di un altro 1 per mille (dal 10,6 all'11,6) del tetto sugli immobili diversi dall'abitazione principale.
Al di là della volontà, assicurata dal governo, di voler dare ossigeno ai sindaci, il passaggio non è semplice. La prima possibilità è che la revisione della legge di stabilità arrivi in un decreto ad hoc, ma non è nemmeno escluso che sia inserita nel milleproroghe o come emendamento nel dl Imu-Bankitalia a gennaio. I tempi saranno brevi e la nuova norma potrebbe anche arrivare tra Natale e Capodanno.
Nel caso non si scegliesse la via parlamentare, la prima data utile per approvare il dl sarebbe infatti quella del 27 dicembre, giorno in cui è previsto il consiglio dei ministri proprio per l'approvazione del milleproroghe.
La norma allo studio per modificare un'imposta espressamente nata come federalista consentirebbe ai Comuni di godere di una maggiore flessibilità nella fissazione delle aliquote e nella determinazione delle detrazioni. Ai sindaci si darebbe cioè la possibilità di aumentare dell'1 per mille l'aliquota fissata dalla legge di stabilità al 2,5 per mille, trasferendo le risorse ottenute alle detrazioni a favore delle famiglie numerose o in condizioni svantaggiate.
In questo modo i Comuni otterrebbero più o meno la cifra pari a 1,5 miliardi richiesta dal presidente dell'Anci, Piero Fassino, e quantificata anche dal ministro degli Affari Regionali, Graziano Delrio, in 1,3 miliardi, 800 milioni in più rispetto ai 500 milioni già stanziati dalla legge di stabilità.
Secondo i calcoli della Cgia di Mestre anche in questo modo si correrebbe però, il rischio di nuovi rincari rispetto al 2012. Nelle simulazioni effettuate dagli artigiani di Mestre, il probabile aumento delle detrazioni fino a 1,3 miliardi di euro consentirà uno sconto medio su tutte le prime abitazioni pari a 66 euro, contro i 200 euro - ai quali si aggiungevano altri 50 euro per ogni figlio - concessi dall'Imu. Per un nucleo con tre figli e una abitazione civile di tipo A2 (con rendita catastale di 620 euro circa), già con un'aliquota al 2 per mille subirà un aumento di 29 euro. Nell'ipotesi che l'aliquota salga al 3,5 per mille, l'aggravio, rispetto a quando si pagava l'Imu, sarà di 186 euro. Le cose andranno addirittura peggio per le famiglie proprietarie di abitazioni civili A3 (cioèdi minor pregio). Già con l'aliquota all'1,5 per mille, il rincaro sarà di 40 euro. Se, poi, il Comune deciderà di alzarla al 3,5 per mille, l'aggravio sarà di 182 euro.