La polizia di Cassino (Frosinone) ha arrestato 18 persone, tra le province di Frosinone e Caserta, nell'ambito di un'articolata indagine coordinata dalla Dda di Napoli. Le persone sono indiziate, a vario titolo, di associazione di stampo camorristico, estorsioni, usura e intestazione fittizia di beni. Tra i 18 arresti, c'è anche Antonella D'Agostino, moglie di Renato Vallanzasca.
La D'Agostino avrebbe avuto un ruolo di intermediazione in un'operazione di acquisizione di un hotel a Mondragone e in alcune vicende usuraie. "Guarda che quell'albergo ce lo prendiamo noi! Lo gestiamo noi!": così la moglie di Renato Vallanzasca parlava al telefono con Italo Zona, esponente di spicco della cosca un tempo capeggiata dai fratelli La Torre. La donna si riferiva all'albergo International di Mondragone, il cui titolare, Antonio Barbatelli, era stato costretto a lasciare per difficoltà economiche.
Barbatelli si rivolgeva alla D'Agosino perché intercedesse con il clan, con cui era in rapporti molto stretti, e ottenesse una dilazione dei pagamenti dovuti dall'imprenditore. Dalle intercettazioni emerge tuttavia che la moglie di Vallanzasca, anziché aiutare Barbatelli, sollecitava il clan ad affossarlo e ad impadronirsi dell'albergo: "La nuora ha appena partorito, che ce ne frega! Questo è proprio un uomo inutile, non ho parole per questo deficiente! Questo è proprio un lordo, un coso lordo!". Quote della struttura, è emerso dalle indagini, sono effettivamente state rilevate dalla donna.
Dalle indagini risulterebbe anche il coinvolgimento di Vallanzasca, che, come fanno sapere gli inquirenti, sebbene detenuto, avrebbe mantenuto rapporti con contesti criminali. Con il gruppo camorristico dei Perfetto, nato dal disciolto clan La Torre di Mondragone, Vallanzasca stava infatti per mettere in piedi un commercio di mozzarelle a Milano. Il progetto però non si concretizzò anche a causa della revoca del permesso di lavoro giunto il 22 agosto del 2012 dopo le note polemiche legate alla notizia della sua assunzione in un negozio di abbigliamento di Sarnico, nella provincia di Bergamo.
In una conversazione telefonica intercettata nel maggio del 2012 a Vallanzasca propongono il progetto illegale. "...Renà - dice Italo Zona a Renato Vallanzasca - mettiamo una cosa in piedi insieme lassù... mettiamo un grosso centro di smistamento di mozzarelle... una bella piattaforma... io ti mando tutti i giorni le mozzarelle!". Zona rassicura Vallanzasca sull'organizzazione del progetto: "...metto tutto io... tu trovami solo il punto e poi te lo gestisci tu... e poi lo facciamo in società... tu non devi investire niente".
Dalle intercettazione si evince che Vallanzasca intende aderire al progetto, malgrado il timore per la scadenza, il maggio, del permesso di lavoro. Vallanzasca riesce a trovare anche un locale per la vendita, nella zona Navigli di Milano, e nella conversazione fa intendere di essere fiducioso nel successo del progetto perché la mozzarella è di ottima qualità ("...se è come quella che mi avete fatto magiare giù..."). La circostanza fa comprendere agli inquirenti che Vallanzasca violando le prescrizioni a cui era sottoposto, si era recato a Mondragone.
Il "progetto Mozzarella" però, alla fine, non si realizza: Italo Zona, a causa di un intervento al ginocchio, è costretto a rallentare e, nel frattempo, sopraggiunge la revoca, il 22 agosto, del permesso di lavoro. La commercializzazione della mozzarella mondragonese a Milano fu comunque avviata, ma da Giuseppe Perfetto, a capo dell'omonimo gruppo camorristico, con la collaborazione della moglie di Renato Vallanzasca, Antonella D'Agostino. Entrambi sono stati raggiunti da provvedimenti d'arresto.