Nelson Mandela, il Madiba, aveva già un posto nella storia, l'immortalità l'aveva conquistata con la sua lotta pacifica contro l'apartheid, con i suoi 27 anni di carcere, con un insegnamento di civiltà nel solco della libertà e della giustizia. Il Madiba come il Mahatma Gandhi e come Martin Luther King, quasi a chiudere una striscia lunga più di un secolo.
Forse non tutti sanno che, curiosamente, la svolta nella vita di Gandhi avvenne proprio in Sudafrica nei primi anni del '900, quando il giovane avvocato indiano entrò in contatto con l'apartheid e maturò la convinzione che bisognava fare qualcosa contro le ingiustizie e le disparità del mondo. Madiba, idealmente e praticamente, ha continuato negli anni la sfida non violenta lanciata dalla "Grande anima" indiana, una sfida nel nome della tolleranza e della democrazia, dei principi universali sui quali dovrebbe poggiare la vita di ogni uomo e di ogni Stato.
E ancora per gli strani incroci della storia, nel 1963, quando già Mandela cominciava a entrare e uscire dalle prigioni sudafricane prima della condanna all'ergastolo che sarebbe arrivata l'anno dopo, Martin Luther King, anche lui ispirato da Gandhi (era stato in India qualche anno prima e aveva toccato per mano la forza delle idee del Mahatma), pronunciava a Washington il famoso discorso dell'"I have a dream".
Tre storie, una sola storia. Madiba, Mahatma e Martin, tre nomi con una singolare assonanza per tre uomini che hanno fatto della non violenza la strada per raggiungere i loro obiettivi. Dare un senso a parole come pace, tolleranza, rispetto andando proprio oltre il semplice significato delle parole stesse, significa ripassare la loro storia, fatta di pensieri ma anche di molta azione. Se il mondo oggi è un po' migliore tutti gli dobbiamo un grazie.