"CORLEONE NON DIMENTICA"

Riina minaccia ancora il pm Di MatteoIl boss: "Corleone non dimentica"

Il Capo dei capi si confida in carcere con un boss della Sacra Corona Unita. Intanto il pentito Leonardo Messina rivela al magistrato: "Volevo uccidere Umberto Bossi"

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Totò Riina torna a minacciare, dal carcere, il pm palermitano Nino Di Matteo. E' quanto emerge da alcune intercettazioni che rivelano la volontà di eliminare il magistrato. "Questo Di Matteo non ce lo possiamo dimenticare. Corleone non dimentica", confidava durante l'ora d'aria Riina a un boss della Sacra Corona Unita. Le conversazioni tra i due dovrebbero essere depositate agli atti del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia.

Era il 14 novembre, all'indomani della pubblicazione delle prime minacce che il Capo dei capi ha riservato a Di Matteo, uno dei rappresentanti dell'accusa nel processo sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia.

Riina si confida con il boss pugliese, con il quale condivide l'ora d'aria presso il carcere milanese di Opera. L'ex leader dei Corleonesi non si mostra preoccupato del possibile trasferimento del magistrato in una località segreta: "Tanto sempre al processo deve venire".

Le minacce di Riina a Di Matteo, sia quelle del 14 novembre, sia quelle pubblicate il giorno precedente, dovrebbero ora essere depositate agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia in corso davanti alla corte d'assise di Palermo.

Il pentito: "Volevo uccidere Bossi" - Anche il fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, è stato nel mirino di Cosa Nostra. Lo rivela al pm Di Matteo il collaboratore di giustizia Leonardo Messina: "Un giorno c'era Bossi a Catania. Dissi a Borino Micciché: questo ce l'ha con i meridionali e gli dissi 'vado e l'ammazzo'. Mi disse di fermarmi: questo è solo un pupo. L'uomo forte della Lega è Miglio che è in mano ad Andreotti. Si sarebbe creata una Lega del Sud e la mafia si sarebbe fatta Stato".