Legge elettorale, le proposte in campo dopo la bocciatura del Porcellum
Dal Mattarellum corretto all'ipotesi Violante, passando per il "sindaco d'Italia"
La bocciatura del Porcellum da parte della Consulta riapre con forza la strada alla riforma della legge elettorale. Le ipotesi in campo sono fondamentalmente tre: quella "Violante", che piace anche a Gaetano Quagliariello, Scelta Civica e, in qualche modo, a Sel. Il semipresidenzialismo targato Pdl e il ritorno al Mattarellum. A queste si aggiunge la proposta del "sindaco d'Italia" che piace a Matteo Renzi.
- Il semipresidenzialismo: "A decidere sarà il Parlamento che ha piena sovranità", diceva Gaetano Quagliariello prima dello strappo con Forza Italia. Ma il progetto di un semipresidenzialismo e doppio turno di collegio del Pdl è ancora la base su cui si misura il centrodestra. Abbandonando l'idea di poter correggere il Porcellum, il centrodestra punta comunque alla soglia del 40% per ottenere il premio di maggioranza. Forza Italia, che ancora ha ribadito che di riforme si può parlare ma solo dopo quella della giustizia, si dice fortemente contraria al ritorno del Mattarellum (altro modello più che mai in campo) aprendo dunque al semipresidenzialismo, a cui andrebbe affiancata una legge elettorale basata sul doppio turno di collegio.
- Mattarellum: da quando lo stesso Calderoli ha battezzato la propria legge come "porcata", poi passata alla storia come Porcellum, il vecchio sistema ideato da Sergio Mattarella è un po' come un "bene rifugio" della politica che cerca di rinnovare la propria legge elettorale. Il vecchio Mattarellum - preso in grande considerazione anche dai "saggi" nominati da Napolitano - è un sistema maggioritario a turno unico per il 75% dei seggi mentre è proporzionale per l'altro 25%. I saggi già avevano comunque previsto alcune correzioni: eliminare lo scorporo e trovare una sintesi tra il proporzionale su base nazionale del sistema tedesco e il proporzionale di collegio del sistema spagnolo.
- La legge dei sindaci: sponsorizzata da Matteo Renzi che punta ad estendere al Paese il sistema elettorale adottato per i primi cittadini: elezione diretta del premier, con ballottaggio se nessuno prende il 50% al primo turno. Le liste collegate al candidato che vince ottengono il 60% dei seggi.
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