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Fondi Lega, chiuse le indagini Bossi e figli verso il processo

L'atto della Procura prelude solitamente alla richiesta di rinvio a giudizio. Tra i destinatari del provvedimento anche l'ex senatrice leghista Rosi Mauro, accusata di essersi appropriata di quasi 100mila euro spendendone 77mila per comprare la laurea alla guardia del corpo

Ansa

Per la vicenda della gestione dei fondi della Lega Nord, la Procura di Milano ha chiuso le indagini in vista della richiesta di rinvio a giudizio per Umberto Bossi, i suoi due figli Riccardo e Renzo, l'ex tesoriere Francesco Belsito e altre persone. Le accuse per l'ex segretario del Carroccio sono di appropriazione indebita e truffa allo Stato per circa 40 milioni di euro.

In particolare, scrivono i pm di Milano nell'avviso di chiusura indagini, a Umberto Bossi sono contestate 208mila euro di spese personali con soldi pubblici. Il Senatur è accusato di appropriazione indebita per aver usato fondi pubblici del partito per pagare multe, cartelle esattoriali, lavori edilizi per la casa di Gemonio (1.583 euro), assegni anche da 50mila euro. E poi 160 euro per acquisto regalo di nozze, 27mila euro per abbigliamento, gioielli, 1.500 euro di dentista, 81mila euro per lavori in una casa di Roma.

A Renzo e Riccardo Bossi, i due figli del Senatur Umberto, viene contestato di aver usato a fini personali circa 303mila euro di soldi pubblici ottenuti dalla Lega come rimborsi elettorali. Renzo, accusato come Riccardo di appropriazione indebita, avrebbe speso tra le altre cose oltre 77mila euro per l'acquisto della laurea albanese presso l'Università Kristal di Tirana. A Riccardo contestati diversi noleggi di auto.

Tra gli indagati risultano anche l'ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, l'ex vicepresidente del Senato, Rosi Mauro, e l'imprenditore Stefano Bonet in relazione allo scandalo sull'uso dei fondi della Lega scoppiato nella primavera del 2012, che ha travolto il fondatore della Lega Bossi e la sua famiglia.

Il senatur sconcertato - "Questa cosa non mi aiuta certo... una cosa che esce proprio adesso e mi lascia sconcertato": così Umberto Bossi ha commentato la notizia. Bossi in particolare fa riferimento al rinnovo della segreteria della Lega, che lo vede candidato, in programma il 7 dicembre.

Da quanto emerge dall'atto dei pm, attraverso rendiconti irregolari presentati in Parlamento, Umberto Bossi, in "qualità di legale rappresentante" del Carroccio avrebbe truffato lo Stato per circa 40 milioni di euro. Cifra maggiore rispetto a quella che era venuta alla luce fino ad oggi che era di circa 18 milioni di euro. Gli investigatori del nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano, infatti, hanno analizzato oltre ai rendiconti del 2009 e del 2010 anche quello del 2008, per cui la Lega avrebbe ottenuto indebitamente rimborsi elettorali "pari a 22.473.213" euro".

Per il 2009, invece, avrebbe incassato illecitamente 17.613.250 euro, mentre nel 2010 "i revisori pubblici hanno dichiarato l'irregolarità del rendiconto" e i soldi richiesti non sono arrivati al partito.

Secondo l'accusa, la Lega avrebbe incassato soldi pubblici "in assenza di documenti giustificativi di spesa ed in presenza di spese effettuate per finalità estranee agli interessi del partito politico". Di qui l'accusa di appropriazione indebita per il Senatur e i suoi figli per una serie di spese personali.

Rosi Mauro è invece accusata di un'appropriazione indebita di 99.731,50 euro provenienti dalle casse del partito. Tra i soldi di cui l'ex esponente lumbard si sarebbe appropriata ci sono anche 77.131,50 euro "per acquisto titolo di laurea albanese - si legge nel capo di imputazione - presso l'università Kristal di Tirana a favore di Pierangelo Moscagiuro", la sua ex guardia del corpo.

Contestualmente, la Procura ha chiesto l'archiviazione delle posizioni dell'ex ministro Roberto Calderoli, della moglie di Bossi, Manuela Marrone, e anche dell'ex legale del Carroccio ed ex componente del Csm, Matteo Brigandì. Se venisse accolta tale istanza, che riguarda per alcuni capi di imputazioni anche gli stessi Umberto Bossi, Francesco Belsito e Rosi Mauro, i tre indagati verrebbero esclusi dal procedimento.

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