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Berlusconi, "dopo la decadenza il Cavaliere rischia l'arresto"

Il penalista Carlo Federico Grosso: "Finita l'immunità parlamentare. Da ora in poi potrà essere anche perquisito e intercettato"

Ansa

Dopo il voto del Senato, per Silvio Berlusconi si chiudono le porte della politica attiva e si potrebbe aprire la porta dell'arresto. Il quadro fosco che si delinea nel futuro del Cavaliere viene delineato da Carlo Federico Grosso, docente di diritto penale e avvocato, secondo cui, venuta meno per lui l'immunità parlamentare, diventa concreta la possibilità di essere arrestato e anche di essere sottoposto a perquisizioni e intercettazioni.

Di certo c'è che in termini di cariche elettive e di governo per il leader di Forza Italia la porta da ora in poi sarà sbarrata, in seguito alla decadenza dal Parlamento, in applicazione della legge Severino. Questo quadro fosco, secondo Grosso, potrebbe essere evitato da Berlusconi soltanto se un altro Stato della Unione europea gli offrisse il salvagente di una candidatura al Parlamento europeo, resa invece impossibile in Italia.

Proprio la legge Severino gli chiude qualsiasi spazio politico: non solo Berlusconi è decaduto dal suo scranno di senatore "immediatamente, con il voto del Parlamento", come spiega il professor Grosso. Ma, "a decorrere dal passaggio in giudicato della sentenza Mediaset, è incandidabile per sei anni". Una tagliola che gli preclude tutto (Parlamento, governo, cariche nelle Regioni e nei Comuni): "non potrà nemmeno fare il consigliere circoscrizionale", sintetizza ancora il professore. E se non può sperare nemmeno in una candidatura in Italia all'assemblea della Ue, il discorso cambierebbe se fosse un altro Stato a offrirgli un posto in lista: "Penso che possa essere candidato al Parlamento europeo da un altro Paese, che non abbia una norma sull'incandidabilità come quella italiana".

Ipotesi revisione del processo? - La sola richiesta di revisione del processo Mediaset, la cui condanna definitiva ha fatto scattare la legge Severino, non basterebbe invece a salvare il Cavaliere: "Non cambierebbe nulla su decadenza e incompatibilità", secondo Grosso. Lo scenario sarebbe un altro, solo se venisse accolta ("ma nella stragrande maggioranza dei casi le Corti d'appello dichiarano inammissibili le istanze di revisione, che devono basarsi su fatti nuovi non considerati nei precedenti gradi di giudizio e decisivi a ribaltare la sentenza"). E se soprattutto alla fine la condanna fosse effettivamente sostituita da un'assoluzione definitiva. "Se tutto questo avvenisse nel corso di questa legislatura Berlusconi dovrebbe verosimilmente riottenere il suo scranno di senatore", sostiene Grosso.

Attività politica fuori dal Parlamento? Dipende dal giudice  - Fuori dal Parlamento Berlusconi potrebbe continuare a fare comunque attività politica,ma tutto dipenderà dalle decisioni del magistrato di sorveglianza sulla sua richiesta di scontare la pena del processo Mediaset con l'affidamento in prova ai servizi sociali. Nel caso di un sì "sicuramente Berlusconi potrebbe fare attività politica in senso lato, nei limiti consentiti dalle prescrizioni dell'autorità giudiziaria, che ha comunque un'ampia discrezionalità nello stabilire gli obblighi di chi è affidato ai servizi sociali". Limiti che "diventerebbero molto più stringenti" se al leader di Forza Italia venissero dati gli arresti domiciliari.

Le conseguenze sul piano giudiziario - Ma gli effetti più pesanti derivanti dalla perdita dello status di parlamentare per il Cavaliere potrebbero essere di tipo giudiziario perché "con la decadenza da senatore cade l'immunità parlamentare. E cioè il divieto di procedere a misure cautelari o a provvedimenti di perquisizione, sequestro e intercettazioni senza la preventiva autorizzazione della Camera di appartenenza. Qualsiasi Procura e qualsiasi gip potrebbero richiedere o emettere un'ordinanza di custodia cautelare, ovviamente in presenza delle condizioni previste dalla legge e purché si tratti di reati per i quali é prevista la custodia cautelare".

Rischio di altre condanne
- La situazione si aggraverebbe ulteriormente se a Berlusconi arrivasse un'altra condanna definitiva, magari per il processo Ruby. "Salterebbe l'indulto e, se la nuova pena superasse i tre anni, gli verrebbe revocato l'affidamento ai servizi sociali, nel caso gli fosse stato concesso. A quel punto il giudice dovrebbe decidere se dargli la detenzione in carcere o i domiciliari in ragione dell'età. Età che non è comunque un elemento decisivo". La prova di ciò è il precedente che riguarda Callisto Tanzi: "Era ultrasettantenne al momento di scontare la condanna per il crac Parmalat ma non gli furono concessi i domiciliari, nonostante i suoi legali avessero motivato la richiesta con le sue gravi condizioni di salute".

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