Hong Kong, migliaia in piazza per protestare contro la nuova legge sulla sicurezza nazionale: oltre 300 arresti
La Gran Bretagna accusa la Cina parlando di "grave violazione degli accordi" e promette di facilitare i visti per i cittadini dotati dello status "British overseas". Pechino risponde: "No a sanzioni"
Sono ormai migliaia i manifestanti che a Hong Kong si sono radunati a Causeway Bay per protestare contro la nuova legge sulla sicurezza nazionale imposta dalla Cina. La tensione è salita al punto che la polizia è ritornata a usare i cannoni ad acqua, le cartucce urticanti e i proiettili di gomma per disperdere la folla. Gli arresti eseguiti sono più di 300, secondo quanto comunicato dalle forze dell'ordine sui social media.
Le forze dell'ordine hanno specifcato che dei 300, 9 sono stati arrestati per violazione della legge di sicurezza nazionale. Si tratterebbe di tre uomini e quattro donne. La polizia, nel frattempo, ha usato per la prima volta anche la nuova bandiera viola che vale come monito ai manifestanti che utilizzano bandiere o striscioni illegali.
Lam: "Legge ristabilisce l'ordine" Il capo del governo di Hog Kong, Carrie Lam, aveva affermato che la nuova legge "avrebbe ripristinato la stabilità" nell'ex colonia britannica dopo le diffuse proteste del 2019. "E' considerata lo sviluppo più importante nelle relazioni tra il governo centrale e Hong Kong dal giorno della restituzione" della città alla Cina da parte del Regno Unito, aveva aggiunto.
Gb accusa Cina: "Grave violazione accordi" L'imposizione a Hong Kong della legislazione sulla sicurezza da parte della Cina rappresenta "una chiara e grave violazione" della Dichiarazione Congiunta sottoscritta da Pechino e da Londra al tempo della restituzione dell'ex colonia britannica. Lo ha detto Dominic Raab, ministro degli Esteri del governo di Boris Johnson a margine di una dichiarazione sulla questione di fronte alla Camera dei Comuni.
Johnson: "Faciliteremo i visti" Boris Johnson ha confermato alla Camera dei Comuni l'intenzione del governo britannico di facilitare il regime dei visti verso gli abitanti di Hong Kong dotati dello status di "British overseas", in modo di aprire per loro "il percorso" verso la piena cittadinanza del Regno, in risposta all'introduzione da parte della legge sulla sicurezza nazionale nell'ex colonia. Il premier Tory è tornato a denunciare il passo di Pechino come "una chiara e seria violazione" degli accordi.
Pechino: "No a sanzioni" Pechino respinge le "critiche esterne" sulla nuova legge sulla sicurezza nazionale tarata per Hong Kong, definendo "logiche da banditi" l'ipotesi di sanzioni su funzionari cinesi, come anticipato dagli Usa. "Cosa ha a che fare con voi? Non è un vostro affare", ha affermato Zhang Xiaoming, numero due dell'Ufficio per gli Affari di Hong Kong e Macao del governo centrale. "Se avessimo voluto 'un Paese, un sistema', sarebbe stato semplice. Possiamo imporre il diritto penale, la procedura penale e la legge sulla sicurezza nazionale e le altre norme nazionali su Hong Kong", ha aggiunto.
Hong Kong, proteste contro la nuova legge sulla sicurezza nazionale: scontri con la polizia
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