PER TRE ANNI

Foggia, perito fraintende il dialetto: 2 innocenti finiscono in cella per 3 anni

Per colpa di un'errata interpretazione di alcune intercettazioni, due fratelli pugliesi vengono ingiustamente accusati di associazione mafiosa. Ora chiedono allo Stato un milione di risarcimento

© Ansa

Il perito, che non capisce il dialetto pugliese, interpreta in maniera sbagliata le intercettazioni e così due fratelli di San Marco in Lamis (Foggia) finiscono in carcere per tre anni da innocenti. Le accuse nei confronti di Antonio e Michele Ianno sono pesanti: vanno dall'associazione mafiosa al concorso in tentato omicidio e in duplice omicidio. Tutto per un errore di interpretazione. Ora i due chiedono allo Stato un milione di risarcimento.

La vicenda, come riporta Libero, ha inizio nel 2004 quando il gip del tribunale di Bari firma la richiesta di custodia cautelare per i due fratelli pugliesi, allora poco meno che 40enni. Sono piccoli imprenditori edili, ma vengono (ingiustamente) considerati promotori di un clan malavitoso che fa capo alle famiglie Martino-Di Claudio.

La difesa, rappresentata dall'avvocato Giuseppe Della Monica, prova a smontare le accuse, ma la situazione è difficile ed è resa ancor più ingarbugliata da un perito che fraintende il dialetto pugliese ascoltato in alcune intercettazioni. I giudici, dopo tre anni, si accorgono finalmente dell'errore: Michele e Antonio Ianno vengono scarcerati. Per i 36 mesi di ingiusta detenzione i due hanno chiesto un risarcimento di 500mila euro cadauno.