Berlusconi riparte da Forza Italia: dal palco dell'Eur l'ex premier definisce la scissione "una rottura per l'unione dei moderati" ma spiega che, non avendo i numeri, è necessaria una "coalizione con il Nuovo Centrodestra ma non posso stare con chi mi vuole politicamente morto". Quindi un affondo contro giudici, sinistra ed Europa. Sulla decadenza: "Il voto palese è un voto da fuorilegge". Il documento è stato approvato all'unanimità.
Alla fine non è stata una festa la kermesse organizzata da Berlusconi per la resurrezione di Forza Italia. Al Palazzo dei Congressi dell'Eur non sono mancate le bandiere e gli applausi, ma è stato Berlusconi a scandire con toni tristi la spaccatura, lo strappo di Angelino Alfano da lui definito un figlio. Lo rivelano le parole e la voce rotta nell'annunciare la scissione, il mancamento fisico sul finale del discorso. "A me è capitato tante volte di litigare con il mio papà", replica nel pomeriggio Alfano. "Spero che il vincolo dell'affetto resti saldo", aggiunge. Ma intanto certifica la "dolorosa" rottura.
Mai come questa volta, proprio nel momento in cui 'muore', il Pdl celebra le liturgie del partito. All'ingresso Denis Verdini si muove tra i banchetti per l'accredito dei consiglieri. Volti noti e peones arrivano alla spicciolata per il Consiglio nazionale e pronunciano parole al veleno verso gli scissionisti. Lealisti e falchi, i puristi del berlusconismo, monopolizzano la scena: gli altri sono andati. Ma quanti? Si guardano intorno, si contano. In sala Maurizio Gasparri vede un ex alfaniano: "Salutiamo il senatore...", gongola al microfono. Poi la raccomandazione: "Dobbiamo apparire seri e leali". E il moto di affetto: "Chi è qui oggi merita benemerenza: gli vogliamo bene".
L'unica certezza è che rinasce Forza Italia. Lo dicono le note del vecchio inno che si tornano a sentire in sala, dopo quelle di "Azzurro libertà", trasmesse in filodiffusione. Gli schermi trasmettono un video preparato da Francesco Giro, che ripropone alcuni momenti della vita politica del Cavaliere sotto le insegne di Fi: dalla manifestazione del '94 alla fiera di Roma, al contratto con gli italiani. Ma non c'è altro, a fare colore. L'assise è all'insegna dell'economia e della sobrietà. Spoglio il palco. In fondo alla sala, che dopo la scissione è più vuota di quanto preventivato, vengono fatti accomodare membri dello staff e "falchetti" ("Ci hanno chiamato per venire a fare numero", sussurra Emanuele ai giornalisti).
Berlusconi, accolto da una selva di applausi, baci e pacche sulla spalla, parla, con solo con qualche appunto davanti, per oltre novanta minuti. Quando annuncia la scissione ha la voce rotta. Poi si riprende e ne ha per i nemici di sempre: dai comunisti ai magistrati. Sul finale, un calo di pressione: accorre il medico Alberto Zangrillo a portare un bicchiere, due uomini della scorta fanno da 'stampella' fino alla poltrona. E' una defaillance che lo costringe a limitarsi a una telefonata, nel pomeriggio, alla kermesse dell'Esercito di Silvio.
Ma intanto Berlusconi celebra fino in fondo la 'rinascita'. A pranzo si concede ai nuovi forzisti, con al fianco la fidanzata Francesca Pascale. E dispensa battute ("le ragazze come sempre lascino il numero"), ma questa volta distilla anche amarezza. Non lo cita mai, ma pensa ad Alfano, che era come un figlio. "Su alcuni metteresti la mano sul fuoco...", confida ai militanti che all'uscita lo invitano a infierire sull'ex pupillo. Ma neanche finisce la frase. E' da poco andato via un pullman che, ironia della sorte, reca sulla fiancata solo una scritta: "Angelino". Il Cav per poco non lo incrocia.