"Tutto è iniziato come un gioco, volevo fare soldi facili, l'ho scritto su Google e alla fine ho risposto a un annuncio in Rete. Così ho inziato a fare la baby squillo". Lo racconta al procuratore aggiunto, Maria Monteleone, e al pm Cristina Macchiusi la più grande delle due ragazzine finite nel giro di prostituzione dei Parioli, Roma, durante l'interrogatorio-fiume del 28 ottobre. "Volevo essere autonoma, in un giorno facevamo fino a 500 euro", dice la ragazzina.
All'annuncio aveva risposto Nunzio Pizzacalla, uno dei due sfruttatori, insieme a Mirko Ieni, e da lì tutto ha avuto inizio. La ragazza, che è stata denunciata dalla madre - scrive La Repubblica - durante i colloqui è irritata, pensa di avere in mano le regole del gioco, mostra sicurezza, fin quando il procuratore aggiunto non la mette all'angolo per farle capire che quello che ha fatto non è normale. La ragazzina, che ha compiuto sedici anni da poco, ammette solo alla fine che i due che le procuravano i clienti sapevano benissimo che erano minorenni.
Inizialmente però aveva ribadito: "Mimmi non lo sapeva che eravamo piccole. E' stata una nostra idea, non mi hanno mai costretta a farlo". E poi: "Non è che mi chiedeva chissà cosa, e non vedo quale è il problema. Se fossi stata maggiorenne nessuno mi avrebbe detto niente, io non sono una vittima". Ma poi quando il pm le dice: "Ho l'impressione che tu ti creda un po' troppo sicura, troppo intelligente. Una persona che utilizza, approfitta, si fa dare soldi, porta i clienti per incontri sessuali indicibili con una bambina di 14 anni secondo te che fa? Fa un lavoro?". Lei finalmente ammette: "No, secondo me Mimmi (Mirko Ienni, ndr) sapeva che eravamo minorenni".
"Rapporti indicibili con una 14enne": è stata infatti la stessa ragazzina inizialmente a non voler raccontare quello che facevano. Alla domanda del magistrato: "Perché incontravate persone?". La giovane di prima battuta risponde: "Per soldi". Quando la Monteleone le richiede "perché?" la sedicenne ribadisce "per soldi" e poi "tanto già lo sapete". Non lo dice, non ci riesce. "Non mi va", dichiara al pm. "Dire che facevate sesso in cambio di soldi?". Esatto.
Durante l'interrogatorio si parla anche della più piccola, la 14enne. "Non è una cosa bella - racconta ai pm la più grande -. E' una cosa sbagliata, lei per me è importantissima. E' la mia più cara amica". Però "non l'ho costretta io", e poi domanda "ma è colpa mia che me la sono portata appresso? Era solo un gioco". Il magistrato ribatte: "Bel gioco. Incontrate uomini sconosciuti che magari prima hanno fatto fatto sesso con altre donne a pagamento, è normale a 14 anni?". La risposta: "Non lo è. Ma non sono responsabile io di averle costretto a fare queste cose. Aveva bisogno di soldi così le ho detto ' va beh vieni pure te'".
Si arriva a parlare anche della droga. Il magistrato vuole sapere quanta ne consumavano e se lei la procurava all'amica. "Per mesi mi ha assillato che la voleva provare pure lei. Io lo avevo già fatto - dice -. Dopo Ponza, abbiamo incominciato insieme". E lo facevano anche spesso, "ogni settimana".