Appena le luci della sala si abbassano, la prima immagine che vedi è una foresta. In fondo, c’è il sole che sta sorgendo: tenue bagliore nell'oscurità della notte. Centoquarantasei minuti non si possono sintetizzare in tre righe. Eppure basterebbe questo frame per raccontare lo spirito del secondo episodio di "Hunger Games", "La ragazza di fuoco" (dal prossimo 27 novembre al cinema). In questa istantanea, c’è il buio della dittatura che lascia, pian piano, lo spazio al calore della speranza, quella che un’adolescente ribelle ha osato infondere nei cittadini di Panem sfidando il potere.
Katniss Everdeen non è solo la protagonista di “Hunger Games”. Katniss Everdeen è evidentemente un simbolo, un’icona pop, un modello da imitare. Lo pensano i sudditi di Capitol City, lo pensano gli adolescenti che ieri a Roma, sulle suggestive note di “Atlas” dei Coldplay (uno dei brani della colonna sonora del film), hanno alzato al cielo, come la loro eroina nella pellicola, tre dita, segno della rivolta.Ci risiamo. Nemmeno il tempo di gustarci i primi “giochi della fame”, ed eccoci ad assistere ad una nuova edizione di questo Grande Fratello criminale dove vince chi resta vivo. Un reality della morte arrivato alla sua 75esima edizione e destinato ad entrare nella storia del Paese. Perché nulla sarà come prima.
Il regista Francis Lawrence non delude le aspettative. Anzi. Riesce addirittura a superare i già ottimi risultati che aveva raggiunto Gary Ross nel trasporre sul grande schermo il primo capitolo della saga di Suzanne Collins (edita in Italia da Mondadori). “La ragazza di fuoco” è un mix perfetto di emozioni e adrenalina. La paura si è trasformata in sfida, le lacrime in rabbia. Le scintille hanno generato un incendio incontrollabile. Il fuoco della rivolta è stato acceso. Ora, l’importante è ricordarsi chi è il vero nemico.