IL CASO JENNIFER ZACCONI

Venezia, incinta uccisa: il governo dovrà risarcire la madre della vittima

Il tribunale di Roma condanna Palazzo Chigi a pagare 80mila euro alla famiglia di Jennifer Zacconi, 22 anni, uccisa nel 2006: una direttiva europea obbliga infatti lo Stato a risarcire i parenti delle vittime di reati intenzionali violenti quando l'assassino non è in grado di farlo

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Il giudice civile di Roma ha condannato il governo a risarcire 80mila euro alla madre di Jennifer Zacconi, 22 anni, di Olmo di Martellago (Venezia), uccisa al nono mese di gravidanza e sepolta in una buca. Per l'omicidio era stato condannato a 30 anni Lucio Niero il quale non è stato in grado di pagare i 165mila euro liquidati dal tribunale. La famiglia ha fatto causa allo Stato per l'applicazione di una direttiva Ue che obbliga il governo al risarcimento.

La direttiva europea citata dal giudice di Roma, Francesco Salvati, è la numero 80 del 2004 che "imponeva agli Stati membri di provvedere a che la normativa interna prevedesse un sistema di indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti commessi nei rispettivi territori, entro il termine del primo luglio 2005".

Direttiva che, per il tribunale, lo Stato italiano ha recepito solo in parte. "Se è infatti vero che sussistono numerose norme interne volte ad assicurare, anche in forma indennitaria, la tutela delle vittime di reati violenti commessi nel territorio dello Stato italiano, ad esempio in materia di reati di criminalità organizzata di stampo mafioso o di terrorismo, è anche vero che in Italia non esiste alcun sistema di indennizzo per le vittime dei reati legati alla criminalità comune" ha spiegato Salvati.

Il motivo della condanna - Secondo il giudice, di conseguenza, lo Stato italiano non ha dato completa attuazione alla direttiva 2004/80/Ce non colmando i vuoti di tutela delle vittime di reati violenti intenzionali". Da qui la sentenza di risarcimento dei danni per 80mila euro ad Anna Maria Giannone, madre di Jennifer.

Il giudice: "Violazione Stato grave e manifesta" - E' duro il giudizio espresso da Francesco Salvati nella sentenza: "La violazione commessa dallo Stato italiano è grave e manifesta, poiché sono rimaste del tutto sfornite di tutela le posizioni dei soggetti residenti, lesi da condotte violente - anche della massima gravità, quale è l'omicidio - commesse in Italia. Se lo Stato italiano avesse adempiuto integralmente agli obblighi su di esso gravanti in base alla direttiva, a tali soggetti sarebbe possibile richiedere l'erogazione dell'indennizzo all'istituzione che la norma di adeguamento avrebbe dovuto individuare".