C'è anche il governatore della Puglia, Nichi Vendola, tra le 53 persone indagate dalla procura di Taranto nell'ambito dell'inchiesta che nel luglio 2012 ha portato al sequestro di parte dello stabilimento Ilva. Vendola è accusato di concussione, in seguito a presunte pressioni sull'Arpa per "far fuori" il dg dell'Agenzia pugliese per la protezione dell'ambiente, Giorgio Assennato, in quanto figura "sgradita" all'azienda.
Il governatore: "Un'ora di grande turbamento" - Vendola ha detto che sta vivendo "il momento di più grande turbamento" dopo la notizia del suo coinvolgimento nell'inchiesta, ma ha precisato: "Continuo a dare una straordinaria importanza all'inchiesta sull'Ilva. La mia amministrazione ha provato a scoperchiare le pentole e a vedere dove nessuno aveva visto prima".
"Operato sempre nel rispetto della legalità" - ''Il turbamento è compensato dalla serenità di chi sa di aver operato sempre nel rispetto della legalità e di chi confida nella giustizia''. E' stato questo uno dei passaggi fatti da Nichi Vendola in conferenza stampa. ''Siamo in una fase preliminare e gli indagati hanno la possibilità di essere ascoltati, di confrontarsi con il materiale indiziario e possono avere anche l'ambizione che la Procura non presenti una domanda di rinvio a giudizio ma possa propendere per l'archiviazione''.
"Sul nostro operato non ci sono ombre" - "Non c'è nessuna ombra sull'amministrazione della Regione Puglia", ha poi aggiunto. "Se avessi operato piegando la mia coscienza - ha detto - sarei in grado di infliggere a me stesso la più grave delle pene". Il presidente della Regione Puglia ha poi assicurato che andrà il prima possibile a rispondere alle domande del pm.
"L'inchiesta è stata chiusa, come hanno iniziato a notificare in Puglia e in altre zone d'Italia i militari della guardia di finanza, che hanno diramato l'avviso di chiusura delle indagini preliminari a oltre 50 indagati per disastro ambientale a carico dell'Ilva.
Avviso anche al sindaco di Taranto, Stefano - L'avviso di chiusura delle indagini è stato ricevuto anche dal sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, formalmente indagato da aprile, quando fu firmata la proroga di sei mesi dell'inchiesta "Ambiente svenduto". Stefano fu rieletto l'anno scorso a capo di una coalizione di centrosinistra: i magistrati ipotizzano nei suoi confronti il reato di abuso e omissioni in atti d'ufficio. Per l'accusa, non si sarebbe adoperato con le necessarie misure per tutelare la salute dei cittadini.
E il provvedimento di chiusura dell'inchiesta riguarda poi dirigenti, funzionari e politici ed è stato firmato dal procuratore della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, dal procuratore aggiunto, Pietro Argentino, e dai sostituti procuratori Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile, Remo Epifani e Raffaele Graziano. Quest'ultimo è titolare di due fascicoli d'inchiesta relativi ad incidenti mortali verificatisi all'Ilva di Taranto, fascicoli che sono stati inglobati nell'inchiesta-madre ora chiusa.
I reati contestati agli indagati vanno dall'associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale all'avvelenamento di sostanze alimentari, all'emissione di sostanze inquinanti con violazione delle normative a tutela dell'ambiente.