PER CORRUZIONE

Compravendita di senatori, Berlusconie Lavitola rinviati a giudizio

L'accusa è di aver pagato tre milioni di euro a Sergio De Gregorio per passare dal centrosinistra al centrodestra. I legali di Berlusconi: "Rinvio a giudizio decisione straordinaria"

© Ansa

Il gup Amelia Primavera ha rinviato a giudizio Silvio Berlusconi e Valter Lavitola per la vicenda della compravendita di senatori. I due sono accusati di corruzione per i tre milioni di euro presumibilmente versati all'ex senatore Sergio De Gregorio tra il 2006 e il 2008 per passare dal centrosinistra al centrodestra. La prima udienza è stata fissata per l'11 febbraio.

Il processo a Berlusconi e Lavitola comincerà davanti alla IV sezione del tribunale di Napoli. Nell'ambito della stessa inchiesta, è stata accolta dal gup la richiesta di patteggiamento a venti mesi di reclusione avanzata dalla difesa di De Gregorio. Il dispositivo è stato letto dal giudice dopo circa un'ora e mezza di camera di consiglio. L'avvocato Carlo Fabbozzo, che assiste De Gregorio, ha detto di essere soddisfatto dell'esito della vicenda.

Legali Berlusconi: "Rinvio a giudizio decisione straordinaria" - "La decisione di rinviare a giudizio il Presidente Berlusconi appare davvero straordinaria. Solo pochi mesi or sono lo stesso Ufficio gip, con diverso Giudice, aveva stabilito la improcedibilità del richiesto giudizio immediato rilevando insussistente l'ipotesi corruttiva. Oggi sugli stessi elementi viene fissato il giudizio". E' quanto dichiarano gli avvocati Michele Cerabona e Niccolò Ghedini.

Ad ascoltare la lettura in aula c'era Valter Lavitola. Davanti all'aula numerosi i giornalisti e molti fotografi e cameraman attendevano all'ingresso del palazzo di giustizia. Lavitola, riarrestato nelle scorse settimane per decisione della Corte d'appello dopo essere stato filmato nel cortile del palazzo in cui abita, ha confermato di aver dato consistenti somme di denaro a Sergio De Gregorio, asserendo tuttavia che si trattava di soldi relativi al finanziamento del quotidiano L'Avanti!.

Sarà dunque un collegio di giudici a vagliare gli elementi di prova raccolti dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, coordinato dal colonnello Nicola Altiero, e a decidere se, offrendo denaro a Sergio De Gregorio, Berlusconi e Lavitola commisero il reato di corruzione. Soddisfatta l'accusa, rappresentata in aula dai pm Alessandro Milita e Henry John Woodcock, titolari dell'inchiesta assieme ai colleghi Fabrizio Vanorio e Vincenzo Piscitelli. La difesa del Cavaliere (era presente solo l'avvocato Michele Cerabona, ma si è allontanato prima della sentenza) ha invece sempre sostenuto che i soldi versati da Berlusconi non dovevano servire a mettere in minoranza il governo guidato da Romano Prodi, come poi avvenne nel 2008, ma solo a sostenere il movimento politico fondato da De Gregorio.

"Non ci sono state altre dazioni di denaro - assicurano Cerabona e Ghedini - e, come risulta dagli atti, De Gregorio voleva fortemente tornare nel centrodestra. Per sua stessa ammissione, tutti i voti dati nel corso della legislatura erano correlati alle sue convinzioni personali e non già a somme di denaro ricevute o promesse". La difesa resta ottimista sull'esito del processo: "Il dibattimento non potrà che chiarire ulteriormente questa situazione, con il conseguente riconoscimento dell'insussistenza dei fatti contestati".

Soddisfatto Sergio De Gregorio: "Mi fa piacere che il gup giudichi vere le mie parole". Il suo ex partito, l'Idv, sarà parte civile nel processo, ricorda Antonio Di Pietro.

Immediata la reazione politica del Pdl, che parla di giustizia a orologeria, aggressione giudiziaria e strategia delle toghe.

Schifani: "Nessuno si illuda: Berlusconi resta il leader"
- "Milano chiama, Napoli risponde. L'accerchiamento giudiziario sul presidente Berlusconi continua, senza esclusione di colpi. L'obiettivo però non sarà raggiunto. Gli siamo ancora più vicini in questo particolare momento. Nessuno si illuda, Silvio Berlusconi resterà a lungo il leader del centrodestra e della maggioranza degli italiani". Parola di Renato Schifani, intervenuto dopo la notizia sul rinvio a giudizio.

Capezzone: "Sono allibito" - "Il rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi mi lascia allibito - commenta Daniele Capezzone, presidente della commissione Finanze della Camera -. Resto incredulo non solo dal punto di vista giuridico, ma ancor più dal punto di vista politico. Chiunque abbia buona memoria ricorda bene le ragioni che portarono alla caduta del governo Prodi: per un verso, scelte dissennate in materia economica e fiscale, che determinarono una clamorosa impopolarità di quell'esecutivo; e per altro verso, l'attacco giudiziario alla famiglia dell'allora ministro Mastella". 

"Il resto - continua - è il consueto attacco contro Silvio Berlusconi. Credo che gli italiani abbiano ben capito che prosegue un attacco in corso da anni contro un leader politico scelto liberamente e democraticamente da milioni di donne e uomini italiani".

Sullo stesso tema