Il "depistaggio" delle indagini sul disastro aereo di Ustica va considerato "definitivamente accertato" e serve quindi il nuovo processo civile per valutare la responsabilità dei ministeri della Difesa e dei Trasporti nel fallimento della compagnia aerea Itavia. La decisione, presa dalla Cassazione, dà ragione al ricorso degli eredi della proprietà dell'Itavia per il DC9 abbattuto al largo dell'isola il 27 giugno 1980.
"Consacrata tesi missile" - La tesi "del missile sparato da aereo ignoto", quale causa dell'abbattimento del DC9 Itavia, risulta "oramai consacrata" anche "nella giurisprudenza" della Cassazione: sottolinea poi la stessa Suprema Corte, accogliendo il ricorso di Luisa Davanzali, erede di Aldo, patron della compagnia aerea Itavia fallita sei mesi dopo il disastro.
Ministeri torneranno sotto processo - Ad avviso dei supremi giudici, comunque, dal momento che è accertato il depistaggio delle indagini da parte di ufficiali dell'Aeronautica diventa anche "irrilevante ricercare la causa effettiva del disastro". Questo "nonostante la tesi del missile sparato da aereo ignoto, la cui presenza sulla rotta del velivolo Itavia non era stata impedita dai ministeri della Difesa e dei Trasporti, risulti ormai consacrata pure nella giurisprudenza di questa Corte". Ora i due ministeri torneranno sotto processo.
"Ora la verità dovrà venire fuori" - "Siamo solo all'inizio. Ora la verità dovrà venire fuori, si scoprirà chi ha compiuto la strage e chi l'ha coperta. Noi non abbiamo mai avuto dubbi: il DC9 di Ustica è stato abbattuto da un missile". Così l'avvocato Mario Scaloni, difensore della famiglia Davanzali, commenta la sentenza della Cassazione. "Resta - aggiunge - un unico rammarico: che Aldo Davanzali, morto nel 2005, non ci sia più".
"Fare luce sui colpevoli italiani del depistaggio" - "E' ora di sapere chi del nostro Paese sia responsabile del depistaggio. Da oggi risulta ancora più evidente che vi siano state delle responsabilità anche del nostro Paese, in particolare di coloro, del ministero dei Trasporti e della Difesa, avrebbero dovuto quella sera del 27 giugno del 1980 garantire la sicurezza dei cieli italiani, oltre ad aiutare e non depistare chi in quegli anni ha cercato la verità". Lo ha detto il giornalista Giampiero Marrazzo, autore insieme al collega Gianluca Cerasola del film inchiesta "Sopra e sotto il tavolo" sulla strage di Ustica. "E' la seconda volta che la Cassazione, in due procedimenti diversi, accerta che vi siano state responsabilità ben diverse nella strage di Ustica rispetto a quelle che, fino a pochi anni fa, venivano date per assodate da chi non voleva far sapere cosa realmente fosse accaduto".