Nativi digitali, questi sconosciuti. L'Italia arriva al 78° posto nella classifica ITU per la loro presenza, preceduta da Paesei come Libano e Bosnia. A dirlo è la ricerca dell'agenzia ONU per le telecomunicazioni, in collaborazione con il Georgia Institute of Technology. Insomma, non sembrano essere molti i ragazzi cresciuto a pan di online e nuove tecnologie. A questo aggiungiamo anche che esistono scuole in cui i presidi si oppongono totalmente alla rivoluzione digitale addirittura rifiutando i fondi a questa destinati.
MA CHI SONO I NATIVI DIGITALI? Nel mondo ce ne sono circa 363 milioni, vale a dire il 5,2% della popolazione di tutto il Pianeta. Il 30% dei “nativi digitali” è costituito da giovani di età compresa tra i15 e i 24 anni che navigano sul web da almeno cinque anni. Insomma, da quando erano ancora dei bambinetti.
LA CLASSIFICA ITU I dati della nuova classifica ITU rivelano un’Italia alle prese con questa rivoluzione digitale, ancora piuttosto indietro rispetto agli altri Paesi del globo. La Corea del Sud si aggiudica ilprimo posto degli Stati con il maggior numero di nativi digitali, sfiorando quasi il 100%: infatti oltre 9giovani coreani su 10 rientrano nella fascia dei nativi. Situazione opposta per Timor Est dove questi ultimi non vanno oltre l’1%. Non sono malaccio i giovani italiani, dei quali circa il 90% dimostra di essere nato con il pc tra le braccia. Ma la realtà è ben diversa se si guarda alla popolazione complessiva, e non solo ai giovani: infatti solo il 6,7% di tutti gli italiani conosce bene la tecnologia del web e della navigazione in rete.
A MILANO I PRIMI NATIVI DEL 2.0 Secondo lo studio “Indagine sull’uso dei nuovi media tra gli studenti delle scuole superiori lombarde” condotto dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università Milano-Bicocca, i giovani lombardi rappresentano effettivamente la prima generazione di nativi digitali in Italia. Nelle loro case la disponibilità della stampante sfiora l’81%, quella della connessione wireless il 79%, mentre mp3 e pc portatili sono presenti rispettivamente nel 78% e nel 77%dei casi. Ma la scuola mostra ancora segnali di parziale arretratezza, sebbene sia anch’essa il luogo in cui affinare capacità digitali tramite la navigazione e la ricerca di notizie online. Solo nel 55% dei casi gli insegnanti si mostrano propensi all’uso delle nuove tecnologie, e la possibilità degli studenti di navigare insieme a loro è ridotta al 39%.
SE IL PRESIDE DICE NO AL WIRELESS A conferma di questi dati, arriva da un Istituto Superiore in provincia di Rieti, il no deciso del Preside Giovanni Luca Barbonetti alla connessione wireless. Connessione per la quale il recente Decreto Scuola ha predisposto un finanziamento di 15 milioni di euro, necessari a dare un grande impulso alla digitalizzazione delle scuole. Ma all’Aldo Moro di Fara Sabina, in provincia di Rieti, è in atto una controtendenza. Infatti il Preside ha preferito istallare unsistema cablato, per il quale sono stati spesi 5000 euro. Questa volta, però , la motivazione di questa scelta non sembra essere dettata da una voglia di tornare alle origini, quanto alla sicurezza dei ragazzi. Infatti, secondo il preside, il wi fii è dannoso per la salute degli studenti.