non solo per nerd

Lavoro, gioco la carta di internet

Tanti lamentano di aver spedito a vuoto il proprio curriculum. Due professioniste, invece, ce l'hanno fatta e raccontano la loro esperienza. Il numero uno di LinkedIn Italia spiega infine, come farsi valere in Rete

© LinkedIn

Un esercito silenzioso ogni giorno spulcia gli annunci, manda il proprio curriculum, spera, se non in un contratto, quantomeno in un colloquio, infine, resta senza impiego e stipendio. È l’esercito formato dai 3 milioni e 127 mila disoccupati italiani. Le occasioni, però, non sono del tutto sparite. Tgcom24 esplorerà per alcune settimane il mondo dell'occupazione per capire come districarsi tra inserzioni introvabili, contratti sibillini, selezionatori incontentabili e abusi delle aziende. Cercare lavoro può diventare di per sé un lavoro a tempo pieno e come tale richiede competenze e qualche piccolo trucco. Dopo aver analizzato quanti posti ci sono e gli errori più frequenti che commette chi si propone per una posizione, oggi analizziamo le potenzialità del web e di strumenti come LinkedIn.

Si fa presto a dire internet quando si cerca lavoro. Gli annunci ci sono, basta saperli trovare, ma dopo che mando il mio curriculum all’email indicata cosa succede? La maggior parte di chi si è mosso così dice di non essere stato mai ricontattato dalle aziende, di aver mandato centinaia di candidature, ma di non aver mai ricevuto uno straccio di riscontro. La tentazione di mollare tutto e di dire “il web non serve a niente” è forte. Ma è davvero così? Qualche fortunato che un posto lo ha trovato su internet e senza “aiutini” c’è. Tgcom24 lo ha intervistato e ha scoperto i trucchi per farsi notare nel mare affollato della Rete.

La testimonianza/1: "Coltiva il tuo network" Francesca Parviero è fondatrice di LinkBeat e Career Coach. Oggi lavora nella azienda che ha messo su da zero, ma in passato ha sperimentato sulla propria pelle che è possibile trovare lavoro grazie alla Rete: “L'ultimo incarico come lavoratrice dipendente di un'azienda lo trovai nel 2008 grazie a LinkedIn a cui sono iscritta dal 2006. Un mio ex docente universitario mi contattò in quanto un suo cliente, per il quale lui faceva il formatore, stava cercando un esperto di risorse umane e lui, conoscendomi, aveva pensato che io potessi essere la risorsa giusta. Una volta conosciuti, fu amore a prima vista. Vidi allora la forza del network, che prima di essere social e online, va costruito e nutrito offline, grazie a solide relazioni”.

Poi Francesca nel 2010 ha preso la strada dell’impresa in proprio, aprendo con due socie una ditta di servizi per le Risorse Umane, The HR Jungle, e nel 2012 l’attuale avventura, LinkBeat, Official LinkedIn EMEA Talent Solutions Partner: si occupa di facilitare le aziende e le persone nell'ottimizzazione dell'utilizzo dei social network e social media per la ricerca e l’offerta di lavoro, il personal e l'employer branding e lo sviluppo del business nell'era dei social.
 
“Il segreto - racconta a Tgcom24 - è fare una gran ricerca qualitativa di informazioni legate alla posizione che si desidera ricoprire e all'azienda presso la quale si invia il proprio cv. Oggi possiamo anche ricercare informazioni legate al manager che gestisce la selezione ed essere ancora più efficaci nella comunicazione che inviamo. Non basta salvare un pdf e riciclare una lettera di presentazione, dobbiamo essere in grado di trasmettere il nostro valore unico, il nostro personal brand, e avremo quell'opportunità in più di essere letti e di arrivare alla meta. Il cv oggi non basta, la presenza su LinkedIn (e su altre piattaforme a seconda della posizione oggetto della ricerca) è imprescindibile: esserci e valorizzare con costanza il proprio profilo e far crescere con cura il proprio network".

La testimonianza/2: "L'informazione è la migliore arma" C.C. ha 27 anni e oggi lavora nella divisione digital di una delle maggiori case editrici nazionali. “Ho studiato lettere a Milano e volevo lavorare a tutti i costi nel mondo dei libri, uno dei settori più colpiti dalla crisi. Così dopo la laurea mi sono ingegnata: ho realizzato una specie di database degli editori del Nord Italia: cercavo di capire le peculiarità di ogni azienda, il loro catalogo e il loro stile. Ho iniziato a spedire a ogni marchio del mio elenco un curriculum standard. Avrò spedito cento email e mi hanno risposto in tre. Ho conquistato così dei piccoli incarichi come lettrice o correttrice di bozze, ma ho capito subito che sarebbero sempre stati lavori saltuari e che con quel sistema non sarei andata lontano.

Allora ho scritto un secondo curriculum, più generico, e così sono stata chiamata per uno stage di sei mesi nel campo delle risorse umane, una cosa diversa da quella che sognavo, ma che a sorpresa mi è stata molto utile. Ho conosciuto molti coetanei che si presentavano alle selezioni di personale che seguivo e facevano tanti errori. Questo mi ha aiutata a capire che anch’io avevo sbagliato tanto quando mi ero proposta alle aziende e che non mi ero giocata tutte le carte che avevo a disposizione.

A quel punto ho ideato un terzo cv e ho cominciato a leggere tutti gli articoli che riguardavano le nuove tendenze dell’editoria digitale. Ho avviato un altro database, stavolta dedicato alle case editrici scolastiche che avessero anche profilo digitale. Cercavo di non spedire email generiche a indirizzi impersonali, ma di scrivere lettere precise ai contatti diretti delle case editrici. Ho usato i social network per capire come erano organizzate le aziende e chi erano le persone giuste da interpellare. Così sono arrivata nel gruppo editoriale attuale, prima in stage, poi con un contratto a tempo, infine l’indeterminato, lo scorso settembre.

Sono fortunata, lo so, è mi sento quasi in imbarazzo anche solo a raccontare questa storia perché capisco che siamo in un momento davvero difficile. Come ce l’ho fatta? Mi sono informata tantissimo e ho sviluppato tanto senso critico. Poi scrivevo auto candidature in cui facevo capire al mio interlocutore di conoscere bene la sua attività e andavo ai colloqui motivata: bandito il senso di sconfitta e il pessimismo”.

Il web, arma contro la crisi Come emerge dalle due testimonianze, internet non è solo il posto dove si trovano gli annunci di lavoro, ma uno strumento con almeno altre due finalità: capire dove va il mercato nel quale ci si vuole piazzare e creare una rete di rapporti interpersonali.

Per rispondere alla sete di notizie dei disoccupati, ci sono portali innovativi come “I numeri del lavoro”, realizzato dal centro di ricerca Crisp dell’Università Bicocca di Milano e dalla Regione Piemonte.

Come spiega la ricercatrice Claudia Graziani che ha collaborato alla sua creazione, “è un open data che unisce in un unico luogo gli indicatori occupazionali, i dati sulle aziende che chiudono, l’andamento di importazioni ed esportazioni. Uno strumento di questo tipo può interessare tutte le parti in causa, dal politico al singolo cittadino. Chi cerca lavoro può usarlo per monitorare i settori che stanno andando bene e quelli che vanno male, oppure per avere un’idea dei contratti più usati. Stessa cosa per chi vuole aprire una propria attività: può capire qual è il settore trainiante”.

I consigli del numero uno di LinkedIn Italia Per costruire una fitta ragnatela di relazioni professionali ci sono, invece, social network specializzati come LinkedIn. È il Country Manager per l’Italia e la Spagna, Marcello Albergoni, a raccontare cos’è e come funziona: "Le persone depositano la propria identità professionale sia che cerchino un posto sia che non lo cerchino. Anzi, l’80 per cento degli iscritti non cerca, ma è disposta ad ascoltare. Si tratta di un network di persone. Il consiglio che posso dare è di essere autentici. Scrivete sole cose vere, mettete una foto professionale, parlate della vostra storia per far sapere quello che avete fatto e quello che gli altri vi hanno permesso di fare. E puntate sulle aree più ricettive: l’information Technology, i servizi professionali, la consulenza, le banche e le assicurazioni".

Ma che senso ha puntare sulle competenze se poi si trova lavoro solo grazie ad amici e parenti? Continua Albergoni: "Le conoscenze sono semmai un facilitatore: il social network è la trasposizione di una rete di persone. Con LinkedIn succede spesso che le persone chiedano una possibilità a qualcuno che conoscono e che magari è proprio nell’azienda per la quale si vorrebbe lavorare. L'Italia sta diventando più meritocratica:  siamo partiti da quasi 2 milioni di iscritti, adesso siamo oltre i cinque milioni. Nel mondo abbiamo 238 milioni di utenti e svariate migliaia di aziende che hanno scelto di usare Linkedin per trovare candidati e risorse in una maniera più moderna, al passo con i tempi".

L'intervista integrale al numero uno di LinkedIn Italia