Vero, in questo momento la politica ha altro da fare, altre priorità. Ma considerando la portata sociale e di costume del calcio in Italia, colpisce il sottovoce - per non dire il silenzio - dei Palazzi sul caso della chiusura di San Siro milanista causa "discriminazione territoriale". Tradotto, lo sappiamo, cori per nulla simpatici e intelligenti contro il Napoli e i napoletani che gli ultras tutti, non solo i diretti interessati rossoneri, hanno tuttavia rivendicato come normali, come riconosciuta parte del teatrino delle curve da 30 anni a questa parte.
E la minaccia, lanciata proprio dai dirimpettai e grandi rivali dell'Inter, è quella di fare serrare i cancelli di tutti gli stadi, a dimostrazione di una norma interpretata dalla FIGC in maniera arbitraria, addirittura assurda dal punto di vista delle frange più calde del tifo. A fianco di una posizione così netta e controversa si schiera Fratelli d'Italia, partito di cui molti esponenti (a cominciare dal leader Ignazio La Russa, storico supporter dell'Inter) frequentano o hanno frequentato il mondo delle curve. "Ormai siamo alla follia. La decisione del Giudice Sportivo di condannare il Milan a giocare a porte chiuse è il segnale ulteriore che l'attuale normativa va rivista, onde evitare interpretazioni arbitrarie e paradossali".
Così Carlo Fidanza, eurodeputato Fdi e ancora oggi, a dispetto di età e status, habituè della Curva Nord dell'Inter. "Nessuna giustificazione per i razzisti - continua Fidanza - ma distinguiamo bene ciò che è sfottò e ciò che è razzismo. Bene hanno fatto i tifosi napoletani, in teoria le prime vittime della presunta 'discriminazione territoriale', a rispondere con sarcasmo e realismo alle follie interpretative della giustizia sportiva. Si perseguano razzismo e violenza, ma non si uccida il calore e il colore dei tifosi che rimangono, nonostante tutto, la parte migliore del nostro calcio". Paola Frassinetti, altra esponente Fdi, è stata nella precedente legislatura presidente del Milan Club di Montecitorio. Gli stadi li conosce bene - non dalla tribuna, tiene a specificare - e sottolinea l'aspetto forse davvero ancora più assurdo e ingiusto della vicenda, vale a dire la punizione per i 'comunque incolpevoli': "Da sempre sfottò e slogan contro le altre tifoserie hanno connotato le nostre domeniche.
La chiusura dello stadio è il vero atto discriminatorio. Verso la libertà di chi ha già pagato l'abbonamento per assistere a tutte le partite. Auspico che le curve di tutta Italia mettano in atto una civile protesta in modo da provocare la squalifica di tutti i campi, così forse qualcuno si accorgerà dell'inutilità di regole rigide e astruse dalla realtà. A stadi chiusi, un assordante silenzio le seppellirà". Prospettiva inquietante, ma a questo punto altamente probabile.