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Nobel a Higgs-Englert, impossibile senza l'aiuto degli scienziati italiani

L'intuizione dei due fisici sarebbe rimasta solo sulla carta se al Cern di Ginevra i gruppi di lavoro di Fabiola Gianotti e Guido Tonelli non fossero arrivati a vedere e misurare la "Particella di Dio"

© Ansa

Se il fisico inglese Peter Higgs e il collega belga Francois Englert potranno ritirare il Nobel per la Fisica a Stoccolma, dovranno ringraziare, e molto, il lavoro dei fisici italiani, degli scienziati dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che molto hanno sudato per tradurre in realtà le teorie formulate alla fine degli anni sessanta sull’estistenza della ormai famigerata Particella di Dio, il bosone che da uno dei due premiati di oggi, Higgs, prende il nome.

Una brillante intuizione di Higgs aveva ipotizzato l’esistenza di una particella elementare, infinitesima, che all’inizio dell’Universo avesse fatto da tramite per la formazione della materia, di tutta la materia uscita dal Big Bang, e quindi di tutto quello che ora ci circonda.

Una teoria solidificata da uno studio indipendente e parallelo di Englert, che approdava allo stesso risultato. Ma questo sarebbe rimasto solo sulla carta se al Cern di Ginevra i gruppi di lavoro di Fabiola Gianotti e Guido Tonelli non fossero arrivati a vederla, questa particella, a renderla reale, misurabile.

Se non avessero presentato i risultati alla severa comunità scientifica, dimostrando di potere riprodurre gli esperimenti. Gianotti e Tonelli, insieme a tutti i fisici, gran parte italiani, che hanno lavorato per arrivare a questo risultati, possono sentire un po’ loro questo Nobel. E noi, a buon diritto, possiamo essere veramente orgogliosi di un pezzo di Italia che si fa onore nel mondo.