Un esercito silenzioso ogni giorno spulcia gli annunci, manda il proprio curriculum, spera, se non in un contratto, quantomeno in un colloquio, infine, resta senza impiego e stipendio. È l’esercito formato dai 3 milioni e 127 mila disoccupati italiani. Le occasioni, però, non sono del tutto sparite. Tgcom24 esplorerà per alcune settimane il mondo dell'occupazione per capire come districarsi tra inserzioni introvabili, contratti sibillini, selezionatori incontentabili e abusi delle aziende. Cercare lavoro può diventare di per sé un lavoro a tempo pieno e come tale richiede competenze e qualche piccolo trucco.
Cerchi lavoro? Preparati a fare “fuori” tanti concorrenti. È di fatto impossibile quantificare con certezza il numero di competitors di ogni disoccupato, ma una certezza c'è: la disoccupazione è cresciuta rispetto all'anno scorso del 14,5 per cento mentre il numero dei posti di lavoro liberi si è mantenuto sostanzialmente invariato. Vale a dire che a caccia di impiego, oggi ci sono almeno 14 persone in più ogni cento candidati. Ecco allora perché la ricerca del colloquio deve essere ancora più mirata e furba.
IL MISTERO DELLE POLTRONE LIBERE - L’Istat calcola che nel secondo semestre 2013 il tasso dei posti cosiddetti “vacanti” per il lavoro dipendente sia dello 0,5 per cento. Il dato fotografa le posizioni retribuite nuove o già esistenti, libere o in procinto di diventarlo, per le quali le aziende stanno cercando attivamente una figura adatta. Ma l’Istituto nazionale di statistica non dice quante siano in termini assoluti le poltrone effettivamente disponibili in un dato momento visto che si parla di un flusso in continuo divenire.
QUAL È L’ORIENTAMENTO DELLE AZIENDE - Allora come venire a capo dei numeri? Almeno le stime le abbiamo e le fornisce il report Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro, che monitora l’orientamento delle imprese dell’industria e dei servizi con almeno un dipendente. Secondo tale documento, durante tutto il 2013 dovrebbero esserci 750 mila ingressi. Un numero che include assunzioni per i lavoratori con contratto dipendente, nuovi contratti di collaborazione, a partita Iva o di carattere occasionale. Tanti a prima vista. Peccato però, che i disoccupati siamo molti di più: 3 milioni e 127 mila ad agosto secondo le rilevazioni Istat.
La luce fuori dal tunnel è allora lontana? Forse no secondo Federico Vione, amministratore delegato di Adecco Italia: “Stiamo registrando una timida ripartenza del mercato, ancora leggera, ma presente. Le aziende stanno ricevendo più ordini: è normale che ricomincino ad assumere, soprattutto se si tratta di ditte molto orientate all’export. Se non ci saranno sobbalzi politici e internazionali, credo che il trend possa continuare”.
QUANTE SONO LE AZIENDE CHE ASSUMERANNO? - Secondo il report Excelsior, tra tutte le aziende che si occupano di industria e servizi sarebbero 194 mila quelle che cercano dipendenti, vale a dire il 13,2 per cento del totale. Le più orientate a un ampliamento del personale? Quelle forti sulle esportazioni e quelle che vogliono realizzare nuovi prodotti.
QUANTI POSTI NASCERANNO? - Secondo le stime di Unioncamere, nell’industria le assunzioni saranno 222 mila. I settori più in espansione saranno quello degli alimentari (29 mila entrate), della metallurgia (23 mila) e della meccanica (31 mila). Nei servizi le assunzioni entro le fine dell’anno saranno 528 mila, di cui 151.400 nel settore alberghiero e della ristorazione, 68.600 nel commercio al dettaglio e 54.400 nei servizi di supporto alle imprese e alle persone.
Per 750 mila posti che si prospettano, però, 250 mila si perdono per strada: sono infatti, un milione i lavoratori che usciranno di scena nel 2013 causa pensione, licenziamento, dimissioni, scadenza del contratto. Meno assunzioni insomma, ma molti più tempi indeterminati che nel 2013 guadagneranno un punto percentuale andando a rappresentare oltre un quinto delle entrate totali.
DOVE SI ASSUME? - A livello territoriale, il 35 per cento del saldo negativo atteso per il 2013 coinvolgerà il Mezzogiorno, in cui il bilancio tra entrate e uscite di lavoratori dipendendenti e no sfiora le 88 mila unità in meno. I contratti che verranno attivati nell’anno saranno così distribuiti sullo Stivale: 220 mila nel Nord Ovest, 190 mila nel Nord Est, 148 mila al Centro e 190 mila a Sud e nelle Isole.
QUALI I TITOLI DI STUDIO PIÙ RICHIESTI? - I profili più richiesti non sono però, quelli dei laureati. La domanda di dottori, anche se fa registrare il valore storicamente più alto, si attesta soltanto al 15,9 per cento. Più gettonati, invece, i dipendenti con diploma, ricercati nel 43,5 per cento dei casi. Le entrate di personale senza specifica preparazione toccano il 30,5 per certo, mentre quelle di personale con qualifica professionale il 10,2 per cento.
QUALI I PROFILI CHE LE AZIENDE ASSUMERANNO? - Più nello specifico, il comparto che offre maggiori spazi è quello delle professioni qualificate nel commercio e nei servizi: sono più di 193 mila i posti chiesti da negozi, attività ricettive, ristoranti, servizi sanitari, sociali, culturali, alla persona e alla sicurezza. L’insieme di artigiani, operai specializzati e agricoltori offrirà invece, più di 76 mila posizioni. Numero di ingressi sostanzialmente uguale a quello riservato alle professioni non qualificate.
Quasi 70 mila le occasioni per chi lavora in ufficio, vale a dire addetti alla segreteria, movimenti di denaro, assistenza clienti, gestione amministrativa, contabile o finanziaria. Ci sono 63.650 chance per le professioni tecniche e 54.850 per i conduttori di impianti e gli operai di macchinari fissi o mobili. Fanalino di coda le professioni intellettuali, scientifiche e con elevata specializzazione che conquisteranno solo - si fa per dire - 29 mila neoassunti.
IMMIGRATI E UNDER 30 - Sempre più piccolo lo spazio che le imprese assegnano ai giovani: le assunzioni non stagionali per i ragazzi sotto i 30 anni rappresentano solo il 32,8 per cento, quota in diminuzione rispetto allo scorso anno di quasi tre punti. Stesso discorso per gli immigrati a cui ci si rivolge sempre meno. La quota di aziende che prevedono l’assunzione di lavoratori stranieri si è ridotta al 13 per cento, mentre nel 2010 era del 21 per cento.
IL REPORT DI MANPOWERGROUP - Più caute le previsioni di ManpowerGroup sull’occupazione nel quarto trimestre del 2013: soltanto il 5 per cento dei datori di lavoro italiani studierebbe un incremento delle assunzioni, il 22 per cento prevederebbe addirittura una diminuzione degli addetti e il 72 per cento manterrebbe lo status quo. In nove comparti industriali su dieci le aziende prevedono di licenziare. Unica eccezione sarebbe il comparto dell’elettricità, del gas e dell’acqua che stima ingressi di nuove forze pari al 2 per cento.
Stefano Scabbio, presidente e amministratore delegato di ManpowerGroup Italia e Iberia, commenta così i numeri: “Questi risultati sono preoccupanti considerato il tasso di disoccupazione al 12,2 per cento e in particolare la disoccupazione giovanile (15-24 anni) che è ormai al 40,1per cento. Il Governo italiano ha finalmente fatto un primo passo positivo. Nei primi giorni di agosto ha approvato un nuovo piano per il lavoro che semplifica l’apprendistato e introduce maggiore flessibilità e sussidi per fornire professionalità ai giovani in accordo con la domanda del lavoro. Ma le imprese sono molto preoccupate per la ripresa delle attività nei rimanenti mesi dell’anno”. Ottimista? Non del tutto: “Gli ordini sono in leggero aumento - conclude Scabbio - ma è poco incoraggiante il quadro generale del Paese: non ci sono segnali di un serio progetto sulla crescita che permetta di rilanciare l’Italia”.
Secondo ManpowerGroup, le aziende italiane confermano per il 2013 una crescente difficoltà nel trovare talenti qualificati soprattutto in ambito commerciale. Gli altri profili più ricercati e difficili da reperire, nelle prime posizioni, sono: professionisti in ambito amministrativo e back office, IT, contabilità, finanza e vendite, ingegneri, autisti e operatori su macchine automatiche.