fino al 19 gennaio

In mostra i paesaggi di Carlo Carrà, 1921-1964

La prima grande retrospettiva a Mendrisio (CH)

Pino sul mare 1921, Crepuscolo 1922, L’attesa 1926, L’estate 1930 (Museo del Novecento di Milano), I nuotatori 1932 (MART Museo di arte moderna e contemporanea, Trento e Rovereto), Capanni al mare 1927 (GAM, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino), Canale a Venezia 1926 (Kunsthaus di Zurigo), Lo Squero di San Trovaso 1938, I contadini della Versilia 1938 sono alcuni dei capolavori che costellano la mostra sui paesaggi di Carlo Carrà al Museo d’Arte di Mendrisio.

Eppure i capolavori sono la condizione necessaria ma non sufficiente per la piena riuscita di un'esposizione: ben lo sanno i curatori Elena PontiggiaSimone Soldini, coaudiuvati da Chiara Gatti e Luca Carrà, nella prima ampia retrospettiva allestita da un museo svizzero su Carlo Carrà (1881-1966), cioè sul fondatore per eccellenza del movimento futurista nei primissimi anni del Novecento, con i silenzi estatici e solitari o i geometrici paesaggi che vedono la maturazione artistica del Maestro  ancora dal neoprimitismo alla realtà naturale in un formidabile crescendo espressivo. Dalle influenze di Giotto, dalla pittura energica e definita di chiaroscuro corposo, che lo conduce quindi  – come diceva lui stesso – a «forme primordiali» e poi al «realismo mitico» dove il paesaggio è spunto continuo di sperimentazione fino al Carrà teorico e pubblicista: si passa agevolmente dai quadri ad un vasto materiale documentario, grazie ai contributi dell’Archivio Carrà, degli Archivi del ‘900 del MART e del Gabinetto Vieusseux di Firenze.

Il nucleo meglio rappresentato nell'esposizione resta comunque quello della rappresentazione mitica della natura con le grandi composizioni degli anni Trenta, come  Estate, I nuotatori, I contadini della Versilia. Una grande opera dietro l'altra si vive un’immersione totale nel paesaggio: i monti della Valsesia, le marine di Forte dei Marmi, la laguna veneziana, le campagne e i laghi lombardi, le Alpi Apuane. Sicuramente non tutte le tematiche sono indagate appieno, non tutte le sfaccettature rappresentate organicamente con lo stesso peso: molto difficile del resto, se non proibitivo, pensare di rappresentare totalmente e in maniera perfettamente bilanciata le diverse stagioni di Carrà.

Da una pittura di sintesi poteva passare a una forma mediata di impressionismo, da un’immagine realista a una visione onirica e surreale, sempre ottenendo un linguaggio inconfondibilmente evocativo e personale.  Ad esempio del Carrà metafisico non la svogliatezza ironica di De Chirico, non il classico repertorio di oggetti, scatole, manichini, ma il senso disadorno e perentorio della dimensione interiore.  Come chiarifica ancor più dettagliatamente Fortunato Bellonz i"se c'è artista contemporaneo in cui i temi più diversi possono essere ricondotti ad una stretta unità morale, questi è proprio Carrà, del quale i paesi e le nature morte sono natura e supellettili consentanei nelle figure che Carrà dipinge con monumentale chiarezza entro spazi che la fantasia e la meditazione concordemente creano idonei a riempirne la granitica solitudine".


A margine della retrospettiva viene presentata anche una selezione di opere di autori ticinesi, dipinte tra il 1920 e il 1950, che intende gettare un po’ di luce sulla grande influenza esercitata da Carrà nel contesto locale, di provincia italiana del Nord come il Ticino; cioè, sul suo determinante ruolo nel passaggio da un’arte ancora ottocentesca ad una moderna.

I paesaggi di Carrà. 1921-1964

22 settembre 2013 – 19 gennaio 2014

Catalogo edito dal Museo d’arte Mendrisio, p. 255 / 100 ill. - CHF 45.00

Orari: martedì-venerdì: 10.00 – 12.00 / 14.00 – 17.00 - sabato-domenica: 10.00 – 18.00 - lunedì chiuso, tranne festivi

Biglietti: CHF 10.-biglietto intero - CHF 8.-biglietto ridotto

Museo d'arte di Mendrisio
Piazza San Giovanni
casella postale 142
CH - 6850 Mendrisio
Tel. 0041 (0)58 688 33 50 - 
museo@mendrisio.ch