Abitudini sociali

Ritmi quotidiani: sei gufo o allodola?

Svelato il perché alcune persone sono nottambule e altre mattiniere

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Ci sono persone che amano fare le ore piccole la sera e poi, potendo, si svegliano tardi al mattino, mentre altri amano andare a letto presto e alzarsi altrettanto presto. Sono i cosiddetti "gufi", uccelli notturni per eccellenza, e "allodole", il primo a far sentire la sua voce cantando ancor prima dell'alba. 

Ma perché una persona è più gufo e un’altra più allodola? E’ la stessa domanda che si pongono da tempo gli scienziati e che oggi pare aver trovato una risposta convincente in un nuovo studio condotto dai ricercatori tedeschi dell’Università RWTH Aachen di Aquisgrana. Secondo i ricercatori, coordinati dalla dott.ssa Jessica Rosenberg, tra i soggetti gufo e quelli allodola vi sarebbero delle differenze strutturali del cervello. Differenze che influiscono sulla caratterizzazione del cosiddetto “cronotipo”, ossia quella caratteristica tutta umana che fa sì che una persona sia maggiormente attiva in un particolare periodo della giornata, piuttosto che in un altro.

E’ proprio così: c’è chi di noi si sente più “sveglio” e attivo al mattino; chi non carbura fino al pomeriggio e chi ancora non è in forma fino a sera. In questo studio, e in base a quanto emerso dalle analisi condotte, si è trovato che la maggioranza delle persone tende ad assomigliare ai gufi, con un 20% di propensione alla vita notturna contro il 10% di propensione alla vita mattutina, rappresentata dall'allodola.

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I ricercatori hanno scansionato il cervello di 16 soggetti che si erano auto-dichiarati allodole, di 23 persone gufo e di 20 individui che non erano specificatamente né l’uno né l’altro. Le immagini ottenute hanno mostrato che la materia bianca cerebrale, implicata nella trasmissione dei segnali nervosi, era meno presente nei gufi in un’area connessa con l’umore triste. Questo, secondo gli esperti, potrebbe essere dovuto al fatto che i gufi vivono in una sorta di jet-lag permanente – cosa che, tra l’altro, li può esporre al rischio di sviluppare la depressione. Come un cane che si morde la coda, una minore presenza di materia bianca in certe aree del cervello potrebbe predisporci alla vita notturna, ma può appunto essere l’abitudine alla vita notturna a influire sulla maggiore o minore quantità di materia bianca. Per cui, se il problema sta nello stile di vita, questo almeno in parte si può modificare.
D’altronde fare i gufi e “vivere” di notte non significa essere meglio degli altri – come qualcuno potrebbe pensare: andare a letto presto e alzarsi altrettanto presto è non è “roba da contadini”, ma uno stile di vita sano. In realtà, fare i gufi non è particolarmente utile: si fanno le ore piccole e si resta lucidi e attivi fino a tardi alla sera, ma poi di giorno si è meno attenti, concentrati e performanti. In più la scarsità di sonno rende più predisposti a contrarre certe malattie e pregiudica l’umore. Meglio dunque passare per allodole, ma guadagnarci in salute e, di conseguenza, vivere più a lungo – questa volta per davvero.