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Telecom, Bernabè avverte: "Tempi lunghi per lo scorporo"

Il presidente: "Ho saputo del riassetto dai comunicati stampa"

Il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, il giorno dopo la bufera Telefonica affronta il nodo, che resta caldissimo, dello scorporo della rete. E conferma "l'impegno a procedere nel confronto con l'Autorità e la Cassa depositi e prestiti" su questo fronte. In ogni caso, continua il numero uno dell'azienda tlc in un'audizione in Senato, "l'esito finale dell'operazione non è scontato e richiede tempi molto lunghi".

Sullo scorporo, spiega, "rimangono da superare le criticità legate a due elementi: "la mancanza di certezza in merito al nuovo quadro degli obblighi regolamentari post-separazione; la complessità di determinazione del valore degli asset della rete di accesso da conferire alla nuova società".

Riassetto azionario - Davanti alle commissioni Industria e Lavori pubblici di Palazzo Madama, Bernabè sottolinea di aver "avuto conoscenza della recente modifica dell'accordo parasociale tra gli azionisti di Telco soltanto dalla lettura dei comunicati stampa".

"Le domande sull'assetto azionario - osserva - vanno poste agli azionisti: del riassetto ho saputo dai comunicati, anche se era evidente da dichiarazioni, rese da alcuni azionisti ancora una volta alla stampa, che c'era l'intenzione di procedere a un cambiamento". Bernabè ha citato al riguardo "Mediobanca, che aveva annunciato l'intenzione di uscire e di risolvere il patto Telco".

Continua poi dicendo che in questi anni il rapporto tra Telefonica e Telecom Italia "è stato leale e produttivo". Ma aggiunge che "la modifica dell'assetto azionario di Telco e il nuovo ruolo di Telefonica non potranno non riflettersi" sul processo decisionale relativo alla "soluzione più vantaggiosa" per il futuro della stessa Telecom.

Per prendere qualunque decisione di grande rilievo, per esempio in tema di investimenti infrastrutturali, precisa, "ci vuole un totale allineamento tra il management, il Cda e la struttura degli azionisti: questa struttura però è resa complicata dalla presenza di Telco, che ha una minoranza di blocco in assemblea". Per queste decisioni, infatti, "serve una maggioranza dei due terzi e poiché in genere all'assemblea si presenta il 50% del capitale, ecco che le quote in possesso di Telco determinano una maggioranza di blocco rilevante, quindi se una proposta non é condivisa da Telco non passa".

"Il riassetto azionario - riprende - porterà Telefonica ad avere il controllo di Telco e, quindi, a diventare l'azionista di riferimento di Telecom Italia che resterà, tuttavia, una società quotata con circa l'85% del capitale sul mercato, incluse le azioni di risparmio. Pertanto le prospettive della società non riguardano solo Telefonica, ma l'intera platea degli azionisti".

"Solidità con aumento capitale" - Secondo Bernabè, per evitare il rischio downgrade Telecom potrebbe procedere "a un aumento di capitale, aperto a soci attuali o nuovi". Questa opzione, aggiunge, darebbe solidità finanziaria e, valorizzando le potenzialità dei nuovi investimenti, contribuirebbe al rilancio dell'economia.

"E' il momento giusto" - Tra l'altro, soggiunge, un eventuale aumento di capitale "richiede condizioni di mercato e ritengo ci siano, perché è un momento di straordinaria liquidità, ci sono tanti investitori pronti a investire".

Infine, la vendita delle partecipazioni in America latina di Telecom Italia "determinerebbe un forte ridimensionamento del profilo internazionale del gruppo e delle sue prospettive di crescita e comunque potrebbe non essere realizzabile in tempi brevi, compatibili con la necessità di evitare il rischio downgrade".

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