Sono stati spesso demonizzati, etichettati come un mezzo nocivo capace di "friggere" il cervello, ma di recente i videogiochi sono stati rivalutati anche da chi, come l'Oms, li ha inseriti come vera e propria dipendenza: dal 2022 il "gaming disorder" diventerà ufficialmente una patologia, eppure la stessa Oms ha sottolineato i grandissimi benefici offerti dai videogames durante il lockdown, dove questo medium interattivo è stato una forma di terapia e sollievo che ha permesso di evadere dalla realtà e vivere storie fantastiche.
Due facce della stessa medaglia, che portano a una doverosa considerazione: i videogiochi fanno bene o fanno male? È quello che abbiamo chiesto a Manuela Cantoia, docente universitaria di Psicologia Cognitiva, la quale ha sottolineato come l'uso dei videogiochi non abbia grandi controindicazioni se affrontato nel modo giusto. Il videogioco, sottolinea l'esperta, non deve essere un modo di estraniarsi permanentemente dal mondo in cui viviamo, non deve essere un eccesso e l'unica ragione di vita.
La Cantoia sottolinea come i videogames siano stati un ottimo alleato in alcune terapie neurologiche, connettori che hanno permesso di creare emozioni positive, stimolare la creatività, persino recuperare la forma fisica grazie all'innata interattività che offrono. Se utilizzati correttamente, insomma, i giochi possono impreziosire la vita dell'essere umano, non distruggerla.
Dello stesso avviso sono gli ospiti dell'ottava puntata di Mastergame Play, totalmente incentrata sul rapporto tra genitori e figli: Lorenzo Fantoni, giornalista de La Stampa, ci parla di come un computer Atari gli abbia permesso di intensificare il rapporto con il padre e di coltivare assieme la passione per questo mondo, mentre Paolo Paglianti (responsabile della comunicazione per Slitherine, ma anche storica firma del settore e autore della nostra rubrica dedicata ai giochi per smartphone) ci parla del rapporto con le sue due figlie, con le quali gioca non solo ai classici titoli per famiglie, ma anche a giochi d'azione con un forte impianto narrativo, come il più recente The Last of Us: Parte 2.
Infine, Marco Calcaterra ci parla di come sfruttando un videogioco abbia creato un regalo di compleanno per la figlia Arianna, realizzando un intero livello per permetterle di festeggiare il suo compleanno in un periodo dedicato come il lockdown.
Chiudono la puntata Thalita Malagò, direttore dell'associazione di settore IIDEA, e Federico Cella, giornalista de Il Corriere della Sera, che ci parlano di un nuovo progetto intitolato Tutto sui videogiochi: si tratta di un portale nato per sensibilizzare le famiglie, che possono così scoprire i videogiochi più adatti per i loro figli e approfondire così uno strumento di intrattenimento che, molte volte, diventa un ottimo modo per socializzare e apprendere. Cella sostiene come troppo spesso il videogioco diventi quasi una sorta di "babysitter", sottolineando l'importanza di prestare attenzione alla valutazione dei titoli grazie ai bollini che appaiono sulle copertine e di dedicare del tempo per vivere insieme ai figli queste storie.
Appuntamento alla prossima settimana con il nono episodio di Mastergame Play, che proporrà un approfondimento tra le esperienze single-player o quelle capace di innescare un meccanismo di condivisione tra coetanei, trasformando il gioco in un mezzo d'aggregazione, un ritrovo virtuale in cui divertirsi insieme agli amici o creare nuovi rapporti significativi.