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Razzismo e censura al cinema, anche Quentin Tarantino sotto accusa: "Abusa della parola negro"

Lo sceneggiatore John Ridley, già promotore dell'affaire "Via col vento", ha attaccato il regista: "Gode ad utilizzare quella parola"

L'onda lunga della morte di George Floyd ha investito anche Hollywood. Dopo aver dato via alla polemica sulla questione "Via col vento", John Ridley ha puntato il dito contro Quentin Tarantino. Secondo lo sceneggiatore premio Oscar di "12 Anni Schiavo", il regista sarebbe particolarmente generoso nell'utilizzo della parola "negro" nei suoi film: "In un certo senso gode ad utilizzare quella parola. Non la usa in un particolare contesto, la usa tanto per utilizzarla", ha detto in un’intervista al Daily Mail.

Secondo il Dallas Observer, Tarantino avrebbe usato la parola "negro" almeno 214 volte nei suoi 10 film. In "Jackie Brown" compariva 38 volte, in "Django Unchained" 110. Il regista non ha risposto pubblicamente alle osservazioni di Ridley, che comunque non sono nuove.

Spike Lee ha parlato diverse volte dell’utilizzo del termine da parte del regista lungo la sua carriera, a partire dall’uscita di "Jackie Brown" nel 1997: “Ho un problema evidente con l’uso eccessivo della parola da parte di Quentin Tarantino. Penso che ci sia qualcosa che non va in lui. La utilizza continuamente. Non sono contrario al termine in sé, e lo uso, ma Quentin è infatuato. Cosa vuole? Diventare un uomo di colore onorario? Voglio che Quentin sappia che gli afroamericani non pensano che questa parola sia trendy”, aveva spiegato al tempo.

Tarantino aveva risposto alle critiche affermando che la parola era giustificata nel contesto dei film: “Come sceneggiatore, voglio il diritto di scrivere qualsiasi personaggio desideri. E dire che non posso farlo perché sono bianco... questo è razzista”. Il regista di "Fa la cosa giusta" era tornato sull'argomento dopo l'arrivo al cinema di "Django Unchained": “La schiavitù non era uno spaghetti western di Sergio Leone. È stato un olocausto. È irrispettoso per i miei antenati".

A difendere Tarantino hanno però sempre messo la faccia i "suoi" attori, tra cui Jamie Foxx e Samuel L. Jackson. Foxx ha dichiarato che per lui la parola in "Django Unchained" era utilizzata nel contesto storico della sceneggiatura. Anche Jackson, che è apparso in 6 dei 10 film di Tarantino, la pensa allo stesso modo e ha definito le critiche: "solo st***e".

Nell'intervista al Daily Mail, Ridley è tornato a spiegare le motivazioni che lo hanno spinto a chiedere la rimozione di "Via col Vento" dal catalogo di HBO Max: "Non volevo che il film fosse censurato, ma avrei solo voluto che fosse stato contestualizzato. Per quelli che affermano che rimuovere la pellicola equivarrebbe ad 'eliminare un pezzo di storia', rispondo che quella non è storia, ma è bensì finzione storica. È vero che in 'Via col vento' viene rappresentata la Guerra Civile ed è raccontato il problema degli schiavi nelle piantagioni, ma c’è comunque una bella differenza tra come queste questioni sono state rese sullo schermo e come le cose siano effettivamente andate".

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