È ormai certo che tra le parole più utilizzate in questo 2020 ci sia il termine bond. Dagli eurobond fino ai coronabond, le obbligazioni hanno riempito pagine e pagine di giornali. E adesso fanno coppia fissa con l'aggettivo perpetuo. E proprio in queste ore, ad avviare la discussione sul tema è il presidente della Consob, Paolo Savona. Per lui i bond perpetui potrebbero essere un toccasana per la nostra economia. Una mossa a sorpresa in grado di salvare i nostri risparmi e il futuro delle nuove generazioni dalle grinfie della imminente e pericolosa crisi economica scatenata dal Coronavirus.
Le caratteristiche - Ma cosa sono i bond perpetui? E di cosa si tratta? Sono obbligazioni, lanciate sul mercato dagli Stati o altri enti pubblici, che non hanno scadenza. Una specie di ibrido nato dalla fusione tra una classica obbligazione e un’azione dove viene emesso un titolo pagando un tasso di interesse fisso e a tempo indeterminato, ma senza alcun impegno di rimborso. L’unico modo per rientrare in possesso del capitale iniziale o di parte di esso è vendere il bond.
Dopo un certo periodo i prodotti di questo tipo diventano callable e cioè rimborsabili, ma le modalità sono a discrezione dell’emittente. Se il prezzo scende in modo rilevante, tanto da arrivare sotto il prezzo di emissione, è possibile decidere di riacquistare l’obbligazione. Il prestito ha rischi elevati. In caso di fallimento infatti è possibile ricevere un rimborso solo dopo che sono stati soddisfatti tutti i creditori.
I vantaggi - A spingere un investitore a sottoscrivere un bond perpetuo è il rendimento. Più alto è il rischio, più le obbligazioni renderanno. Considerato che non è previsto rimborso e che i titoli sono subordinati rispetto agli altri debiti dell’emittente, il bond perpetuo sarà altamente rischioso e quindi con maggiori rendimenti.
La proposta di Paolo Savona - "Le obbligazioni – ha proposto Savona - potrebbero riconoscere un tasso di interesse, esonerato fiscalmente, pari al massimo dell’inflazione del 2% che la Bce si è impegnata a non superare nel medio termine". Il Presidente della Consob specifica che la sottoscrizione inoltre "sarebbe ovviamente volontaria e l'offerta quantitativamente aperta". Farlo, inoltre, limiterebbe i rischi per il futuro del Paese e conseguentemente "gli oneri sulle generazioni future". Per dar vita a capitale di rischio nelle imprese, lo Stato potrebbe favorire la nascita di azioni dei cittadini soprattutto nelle medie imprese, dando la propria garanzia. Questo, secondo Savona "eviterebbe un ritorno non meditato dello Stato nelle imprese e consentirebbe ai piccoli risparmiatori di godere di garanzie capaci di azzerare il rischio delle proprie scelte per un periodo predeterminato".
I collocamenti più recenti - Tra gli enti favorevoli all’immissione sul mercato di bond perpetui c’è banca Unicredit che ha collocato il prodotto per l’importo di 1 miliardo di euro, ricevendo offerte per almeno 4,25 miliardi. La prima possibilità di rimborso partirà il 3 giugno 2026, poi ce ne saranno ogni cinque anni. Coloro che hanno sottoscritto l’obbligazione – per lo più investitori istituzionali - avranno per sette anni un rendimento del 7,5% lordo annuo.
La proposta della Spagna - Oltre a Unicredit e a Savona, tra i promotori di questa iniziativa c’è il governo spagnolo. Secondo l’esecutivo di Madrid bisognerebbe emettere questa tipologia di bond – per un valore complessivo di 1.500 miliardi di euro – con l’obiettivo di finanziare investimenti su tutto il territorio dell’Unione Europea. Considerato che il capitale di queste obbligazioni non dovrebbe mai essere rimborsato, la Commissione europea potrebbe effettuare il pagamento delle cedole con un piccolo aumento dei contributi pagati dagli Stati. Questo permetterebbe quindi di non cedere la sovranità fiscale.
Articolo realizzato in collaborazione con il master biennale in giornalismo della IULM, contenuto a cura di Ilaria Quattrone.