IMPIEGATI 200 CARABINIERI

Mafia, blitz nel "feudo" di Messina Denaro a Trapani: 13 arresti | Scoperti i rapporti di Cosa nostra negli Usa

L'operazione dei carabinieri è stata effettuata a Castellammare del Golfo, nel Trapanese: 11 persone sono state denunciate a piede libero, tra cui il sindaco Nicola Rizzo, di 59 anni, eletto nel 2018

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I carabinieri di Trapani hanno arrestato 13 esponenti della famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, tra cui il boss Francesco Domingo, nell'ambito di un blitz nel "feudo" di Matteo Messina Denaro. Altre 11 persone sono state denunciate, tra cui il sindaco Nicola Rizzo, di 59 anni, eletto nel 2018 con una lista civica. Le accuse sono di associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento e violazione della sorveglianza speciale.

Torna in cella il boss Francesco Domingo Le indagini, coordinate dal procuratore capo Francesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai Sostituti Procuratori Gianluca De Leo e Francesca Dessì, hanno permesso di smantellare la famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, che nonostante i dissidi interni vede saldamente al vertice il pregiudicato 64enne Francesco Domingo, soprannominato "Tempesta", già condannato a 19 anni di carcere per associazione di tipo mafioso ed altro e ritornato in libertà nel marzo del 2015, considerato molto vicino a Matteo Messina Denaro. Il blitz ha visto impiegati 200 militari, autori anche di decine di perquisizioni. 

La figura di "Tempesta" La famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, secondo gli inquirenti, aggregata a quella di Alcamo dopo la prima guerra di mafia che vide la supremazia dei corleonesi, era stata ricostituita nel 1993 e la reggenza fu affidata a Gioacchino Calabrò. "Successivamente, come accertato giudizialmente, proprio Domingo - scrivono i carabinieri - aveva ereditato la reggenza dal 1997 fino al 2004, continuando a esercitare, per alcuni anni, il suo potere anche dall'interno del carcere. La stessa sentenza con la quale venne all'epoca condannato aveva altresì accertato che Domingo aveva svolto il ruolo di tramite fra Cosa nostra e un'organizzazione criminale operante in Sardegna e ciò in quanto Giovanni Brusca e Matteo Messina Denaro avevano programmato alcuni atti ritorsivi contro le guardie carcerarie che proprio in Sardegna, a loro avviso, si sarebbero resi responsabili di gravi maltrattamenti contro i detenuti al regime di cui all'art. 41 bis". "Addirittura a Domingo era stata rimessa l'organizzazione di un incontro (poi effettivamente avvenuto, così come giudiziariamente ricostruito nella citata sentenza) fra Gaspare Spatuzza e Matteo Messina Denaro, all'epoca entrambi latitanti, incontro in cui erano state assunte le decisioni sulla custodia delle armi a disposizione delle famiglie mafiose del trapanese", continuano i militari dell'Arma.

I rapporti di Cosa nostra con le famiglie italo-americane negli Stati Uniti Inoltre, viene spiegato nel comunicato dei carabinieri, "l'autorità e il ruolo di Francesco Domingo, come autorità di vertice tra le articolazioni mafiose trapanesi, erano riconosciuti anche negli Stati Uniti d'America ove come noto si sono da tempo insediate e sviluppate 'cellule' di Cosa nostra". Numerose, secondo gli inquirenti, le visite, intercettate dalle microspie e telecamere degli investigatori, di esponenti mafiosi della famiglia italo-americana Bonanno di New York che aggiornavano il capo mafia castellammarese delle dinamiche e degli equilibri di Cosa nostra oltreoceano. Ma, stando a quanto emerso, i mafiosi americani chiedevano anche a Domingo l'autorizzazione per interloquire con altri esponenti del mandamento di Alcamo, peroravano le cause di conoscenti in patria, nonché veicolavano messaggi tra Domingo e i sodali in America. Proprio con riferimento ai rapporti con Cosa nostra statunitense Domingo, stando alle indagini, ha incontrato, riservatamente nell'estate del 2018, anche il boss di Sciacca (Agrigento) Accursio Dimino, poi arrestato nel novembre del 2019, e successivamente i suoi emissari.