Nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), in questi giorni al centro di polemiche riguardanti una inchiesta su presunti pestaggi avvenuti il 6 aprile, è scoppiata una rivolta dei detenuti del reparto Danubio. Venerdì, nell'infermeria dell'istituto, sei agenti sono stati aggrediti da detenuti extracomunitari. Dopo alcune ore la protesta è rientrata.
I reclusi, portati in infermeria in seguito a un rogo da loro stessi appiccato nella propria cella, si sono scagliati addosso ai poliziotti mettendo a soqquadro sia la sezione che l'intero corridoio. Otto agenti sono finiti in ospedale per le ferite riportate: uno lamenta un trauma cranico provocato da un colpo di sgabello. Sono stati infine denunciati all'autorità giudiziaria, e della vicenda è stato informato il provveditore regionale.
Sei agenti sono rimasti feriti quando due extracomunitari del Reparto Danubio hanno aggredito gli agenti che li portavano in infermeria dopo che uno dei due aveva dato fuoco alla propria cella. Altri due agenti sono rimasti feriti stamani quando è scoppiata la rivolta nello stesso reparto, con decine di detenuti che si sono impossessati del reparto e gli agenti che si sono rifiutati di intervenire per non aggravare la loro situazione, essendo molto già indagati per i presunti pestaggi.
"Ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni e dalla politica", afferma l'assistente capo della penitenziaria, Gaetano Napoleone. In una nota congiunta, i sindacati delle polizia penitenziaria, in particolare l'Uspp, l'Osapp, il Sinappe, Cisl, Uil e Cnpp, affermano che "il personale è stanco di subire aggressioni, per poi venire anche inquisito per tortura. I torturati siamo noi della polizia", dicono, riferendosi all'indagine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che ha indagato 57 agenti della penitenziaria per i reati di tortura e abuso di potere, in relazione ai presunti pestaggi dei detenuti avvenuti nel carcere il 6 aprile, durante l'emergenza coronavirus. I sindacati hanno proclamato l'astensione delle mensa, e hanno indetto una manifestazione fuori dal carcere per il 19 giugno per dire «giù le mani dalla polizia penitenziaria".