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Coronavirus, figlia di una vittima di Bergamo: "Ho esitato a riconoscere mio padre morto, era in condizioni terribili"

A "Mattino Cinque" la drammatica testimonianza di Cristina Longhini, presidente comitato delle vittime: "Lacrimava sangue"

Cristina Longhini, è una farmacista bergamasca che ha perso il papà a causa del coronavirus e che ora chiede giustizia. A "Mattino Cinque" la donna, presidente del Comitato delle vittime del Covid 19 'Noi denunceremo', racconta l'odissea vissuta dal genitore e dai suoi familiari: dai primi sintomi a casa (diarrea, nausea e febbre lieve) alle infinite richieste di soccorso, fino alla morte avvenuta all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo meno di 20 giorni dopo.

"Ho dovuto riconoscere mio padre ed era in una condizione terribile: sembrava uscito da un'embolia, aveva gli occhi e la bocca spalancati, lacrimava sangue, ho esitato a riconoscerlo", spiega la donna, che ancora oggi non si dà pace per non essere riuscita a "salvare" il padre e non aver potuto stargli accanto durante la sua "infinita sofferenza ospedaliera". 

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