Mega Man, l’eroe in blu con cui Capcom cercò di conquistare Nintendo
Tra rock’n’roll e animazione giapponese, andiamo a scoprire uno dei robot più famosi del mondo dei videogiochi
A metà anni ottanta, Capcom concentrava gran parte degli sforzi verso le sale giochi – quel mondo fatto di cabinati e gettoni ormai in via di estinzione. Nonostante questo, l’attenzione attorno alla periferica distribuita da Nintendo (NES) era in crescita e, di conseguenza, bisognava inviare un nuovo personaggio per piantare una bandiera in quei territori ancora inesplorati. “Avevo cominciato la mia carriera come membro del team di Street Fighter”, ha raccontato, in una vecchia intervista, il padre di Mega Man, Keiji Inafune. Da poco uscito dal college, sulle spalle di questo giovane artista venne caricato il pesante fardello: assieme a una piccola squadra di altrettanto acerbi sviluppatori, avrebbero dovuto dar vita a un nuovo volto Capcom sulla console Nintendo.
Ci si riferisce a Keiji Inafune come “padre” del personaggio Mega Man non certo per caso. Nonostante il design fosse già stato ideato, in precedenza, da un veterano Capcom (Akira Kitamura), Inafune dovette pensare alla creazione del resto dei personaggi di quel piccolo universo in formazione – partendo dai bozzetti, fino ad arrivare alla loro traduzione in pixel. A determinare la scelta del colore blu non furono tanto ragioni stilistiche, quanto pratiche: a livello di animazione e di resa rispetto agli sfondi, considerate le palette di colori a disposizione sulla console Nintendo, quella fu giudicata l’opzione migliore.
Nella sua prima comparsa, Mega Man era un piccolo robot creato come assistente dal Dr. Light, riprogrammato per far fronte a una minaccia crescente: un’orda di robot creati dal Dr. Willy. Utilizzando un cannone collegato a una delle due mani – il famoso Mega Buster – Mega Man deve confrontarsi contro schiere di nemici, ampliando con nuovi gadget il proprio arsenale con l’avanzare dei livelli. Noto in Giappone con il nome di Rockman (un rimando al genere rock), assunse in occidente il nome che conosciamo oggi dopo che Joe Morici, al tempo presidente della Consumer Products Division di Capcom, definì “orribile” il titolo originale del gioco.
I titoli classici della serie Mega Man, a partire da quello di debutto – datato 1987 – sono sparatutto a scorrimento orizzontale, con elementi da platform. Le armi a disposizione del protagonista aumentano man mano che si sconfiggono i boss, ma le più recenti non sono necessariamente migliori di quelle ottenute in precedenza: il modello di riferimento, per Inafune, era sasso carta e forbici, dove nessuna delle opzioni è più forte delle altre – si tratta di capire quale sia la scelta giusta in una data situazione. Un’altra caratteristica famosa della serie è la sua difficoltà elevata! Questo perché, a detta del padre di Mega Man, “il senso di un videogioco sta nel completamento di un obiettivo difficile”.
Nonostante la popolarità altalenante, negli anni, Mega Man può contare su un numero di pubblicazioni davvero elevato. La serie originale è suddivisa in undici capitoli, mentre la serie X arriva a dodici – a questi vanno poi sommate le raccolte, gli spin off per console portatile, e i giochi delle serie Legends, Battle Network e Star Force. L’eroe in blu si è poi spostato su altri campi di battaglia, occasionalmente, come in Tatsunoko vs. Capcom, Marvel vs. Capcom 3 o nella saga Super Smash Bros. Tanto memorabile quanto autoironica fu la comparsata di un Mega Man piuttosto fuori forma in Street Fighter X Tekken, che scherzava sull’immagine della copertina originale del primo gioco della serie, nella sua versione per l’occidente.
Mega Man è uscito dal mondo delle console per approdare in quello dell’animazione giapponese – al quale il personaggio, come design e concept, deve in fondo molto (essendo figlio di generazioni di robot, robottoni e scienziati pazzi comparsi sul piccolo schermo) – con gli OVA Mega Man: Upon a Star, nel 1993, oppure dei fumetti, con la serie omonima iniziata nel 2011 e pubblicata da Archie Comics.
Se questo ancora non vi bastasse, potete anche dare un’occhiata al film live action diretto da Eddie Lebron, disponibile gratuitamente su Vimeo (mentre aspettate che arrivi quello prodotto da Capcom, di cui ancora non sappiamo granché).
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