Il periodo che coincide con la fine della scuola e l'inizio dell'estate è il preferito, in genere, dai bambini. Ma nella fase di emergenza post-coronavirus rischiano di essere ancora loro, i ragazzi, e i loro genitori, a pagare il prezzo più alto. In tutti i sensi. Perché i centri estivi si stanno sì organizzando per riaprire ma in alcune zone le tariffe sono una vera stangata. Con aumenti fino al 300% perché le linee-guida per essere a norma hanno fatto lievitare le rette.
Il bisogno di ritrovare gli amici - E pensare che i centri estivi potrebbero essere e, anzi, rappresentano la salvezza per molte famiglie: dopo mesi in cui sono rimasti chiusi in casa e hanno affrontato la scuola davanti allo schermo di un pc, per i ragazzi ritrovare gli amici significherebbe un necessario ritorno alla normalità oltre che un rifugio dai timori della solitudine avvertiti durante il lockdown. Senza contare le necessità dei genitori di trovare una sistemazione sicura dopo tanto tempo ai loro figli per potersi concentrare di nuovo sul lavoro dopo essersi dovuti improvvisare insegnanti a tempo pieno.
Le rette dei centri estivi alle stelle - E invece i centri estivi rischiano di essere una chimera per molte famiglie. Alcuni, sia pubblici sia privati, hanno sì riaperto e altri lo stanno facendo. Ma la loro accessibilità rischia di essere un lusso. Soprattutto in alcune zone. Nel Veneziano, ad esempio, le nuove rette prevedono aumenti fino al 300%, a Treviso i costi triplicano mentre a Modena raddoppiano. La spesa settimanale che nel 2019 era di 40-60 euro a settimana adesso arriva a 150-200. A Buccinasco, nel Milanese, mandare un figlio in un centro estivo costa tre volte di più per la fasce di reddito più alte: per due settimane servono fino a 400 euro (contro i 150 dell'anno precedente).
I motivi degli aumenti - Una vera stangata per famiglie già messe a dura prova dal lockdown e da una crisi economica che ha, in molti casi, impoverito i redditi di un anno fa. I motivi per cui le rette hanno raggiunto simili cifre sono molto semplici: le strutture hanno a loro volta visto aumentare i costi per mettersi a norma. Serve più personale per seguire i bambini e soprattutto ci sono le spese per la sanificazione e i dispositivi di sicurezza.
Gli aiuti non sempre bastano - E in tutto questo non sempre bastano gli aiuti, quelli sotto forma dei 185 milioni di investimento previsti dal governo per finanziare la sanificazione delle strutture e nemmeno i bonus baby sitter. Per una famiglia, insomma, permettere al figlio di ritrovare amici, spensieratezza e giochi all'aperto nel periodo estivo rischia di essere un lusso difficile da permettersi.
Aumenti? Non ovunque - Ci sono. però. alcune eccezioni e le rette non sono in aumento ovunque. Ad esempio a Bologna sono previsti aiuti per ridurre le tariffe e in provincia di Pistoia il Comune di Bagno a Ripoli ha deciso di farsi carico degli eventuali aumenti. In altre zone ancora, infine, il problema resta diverso: recepite in ritardo le linee-guida del governo, in Toscana come a Roma in molti devono ancora organizzarsi per la riapertura.
Il ministro Bonetti: "Gli enti locali sono deputati al controllo" "Quello che ci aspettiamo è che le famiglie non debbano pagare di più rispetto agli anni passati. Credo che questa sia una responsabilità da mettere in campo da parte degli enti locali che possono avere un controllo perché non ci siano sacche di esplosione di costi né per i centri estivi, né per le famiglie perché le risorse aggiuntive ci sono e le abbiamo messe". Lo ha detto il ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti rispondendo ad una domanda sul "caro-prezzi" dei centri estivi.