Le proteste per l'uccisione di George Floyd hanno mandato in corto circuito l'amministrazione Usa. Questo mentre alla vigilia dei funerali a Minneapolis la procura ha incriminato anche gli altre tre poliziotti coinvolti nella morte dell'afroamericano, oltre a Chauvin. Travolto dalle accuse di aver politicizzato l'esercito, il capo del Pentagono Mark Esper ha preso le distanze da Trump. Il presidente ha detto che "se necessario userà le truppe".
Dopo le parole di Esper, la Casa Bianca ha infatti riferito che Donald Trump potrà usare "l''insurrection Act", la legge del 1807 che consente di impiegare i militari contro disordini e insurrezioni.
L'attacco di James Mattis a Trump Contro la scelta dell'inquilino della Casa Bianca si è scagliato l'ex capo del Pentagono James Mattis che ha definito un "abuso di potere" lo sgombero della folla davanti alla residenza presidenziale. "Trump è il primo presidente nella mia vita che non tenta di unire il popolo americano, neppure finge di tentare. Invece tenta di dividerci", ha attaccato Mattis proseguendo: "Siamo testimoni delle conseguenze di tre anni di questo sforzo deliberato, di tre anni senza una leadership matura. Possiamo unirci senza di lui, attingendo alla forza interna alla nostra società civile". Mattis ha poi invitato "alla responsabilità chi deride la Costituzione".
La replica del presidente Usa Trump ha risposto su Twitter al duro attacco dell'ex capo del Pentagono: "Probabilmente l'unica cosa che io e Barack Obama abbiamo in comune è che entrambi abbiamo avuto l'onore di licenziare Jim Mattis, il generale più sovrastimato del mondo. Chiesi la sua lettera di dimissioni e mi sentii benissimo. Non mi piaceva lo stile della sua 'leadership' e molto altro, in molti altri concordano. Felice che se ne sia andato".
Mark Esper contrario all'uso dell'esercito contro le proteste L'attuale segretario alla Difesa si era detto contrario ad invocare l'Insurrection Act del 1807, la legge che consente di impiegare le truppe contro disordini e insurrezioni e che fu usata l'ultima volta nel 1992 contro le sommosse a sfondo razziale scoppiate nella città di Los Angeles. "L'opzione di usare l'esercito nel ruolo di polizia dovrebbe essere l'ultima spiaggia e solo nelle situazioni piu' urgenti e gravi ma ora non siamo in uno di questi momenti", aveva spiegato Mark Esper, sconfessando così il presidente.
"Il mio obiettivo è quello di tenere le forze armate fuori della politica", aveva assicurato, anche se nel frattempo 1.600 soldati sono stati schierati nei dintorni della capitale per intervenire in caso di necessità. Esper aveva anche riferito che lunedì sera sapeva che avrebbe accompagnato il tycoon alla chiesa di St. John ma non che avrebbe partecipato ad una 'photo opportunity' con Trump che reggeva in mano la Bibbia accanto a vari esponenti dell'amministrazione: una "strumentalizzazione politica" criticata dai vertici religiosi non solo locali, mentre oggi il Papa, pur condannando la violenza delle ultime notti come "autodistruttiva e autolesionista", ha sollecitato a "non tollerare o chiudere un occhio sul razzismo e sull'esclusione in qualsiasi forma".
Indagine sull'impiego di un elicottero da parte della Guardia Nazionale Come se non bastasse, il capo del Pentagono aveva annunciato di aver chiesto al segretario dell'esercito Ryan McCarthy di avviare un'indagine sull'uso di un elicottero militare (un Black Hawk) da parte della Guardia Nazionale che è stato filmato nello stesso giorno mentre sorvolava a bassa quota i manifestanti vicino alla Casa Bianca con l'apparente scopo di intimidirli e disperderli. "Voglio sapere perché, cosa è successo, chi è coinvolto, quali ordini sono stati dati o meno, se c'era una questione di sicurezza con un velivolo che volava così basso", aveva detto.
La tesi di Donald Trump Quanto basta per innescare uno scontro con il presidente, che secondo la Cnn si sarebbe già detto "non contento" dallo smarcamento di Esper. Intanto il tycoon cerca di accreditare una nuova narrativa dei fatti. In un'intervista alla Fox ha assicurato che quando lunedì è uscito a piedi dalla Casa Bianca non sapeva che c'erano i manifestanti, ha negato l'uso dei lacrimogeni e raccontato che il suo gesto con la Bibbia è stato apprezzato da molti leader religiosi. Ma ciò che gli premeva di più è precisare che nel bunker della Casa Bianca c'è stato per "pochissimo tempo, di giorno e più per un'ispezione" che per una vera emergenza. Ormai però quello di Trump è un quotidiano bunker elettorale, da dove, osserva il sito d'informazione Politico, fa campagna come Richard Nixon e George Wallace a fine anni Sessanta "ma in realtà è come Lyndon Johnson, un uomo che ha perso il controllo della macchina".