"Non bisogna farsi spaventare: basta essere normali e metterci tanta passione e umiltà"
Ama la sua indipendenza, ma non può fare a meno di stare con la sua bambina: Giorgia Re, Global Marketing Manager di Tavola Spa, si racconta a Tgcom24
Cresciuta con il DNA imprenditoriale, Giorgia Re, Global Marketing Manager di Tavola Spa, ha investito sulla propria preparazione e formazione professionale, per poi affrontare con determinazione e tanta umiltà il percorso aziendale che l'ha portata a diventare membro del Consiglio di Amministrazione dell'azienda di famiglia.
Giorgia Re, Global Marketing Manager di Tavola Spa
Ciao Giorgia, siamo nella Fase 3 dopo il lungo periodo di lockdown: come è stato per te?
Finalmente sono rientrata in servizio, stare in casa non è stato sempre facilissimo, anche se noi abbiamo sempre lavorato. Tra le tante cose comunque positive di questi mesi, essendo io stata presa come tanti dal fenomeno "maniaca della cura della casa" c’è anche quella di aver potuto provare nella quotidianità e sperimentare personalmente tutti i nostri prodotti, soprattutto quelli per la pulizia e detersione ed oggi posso dire, con ancor maggiore entusiasmo e consapevolezza, che sono davvero ottimi.
Lo dici con grande fierezza.
Io sono sempre molto critica e per questo sarei la meno indicata nel magnificare le qualità di quello che commercializziamo, ma questa circostanza mi ha consentito di apprezzare maggiormente quanto i prodotti siano validi, in virtù della loro fruibilità e innovazione, non sempre consueti nei prodotti di largo consumo.
Ammetto che non conoscevo la vostra azienda: Tavola non è un brand che mi risulta familiare.
Non mi stupisce: Tavola è un nome che associano in pochi ai marchi aziendali, ma che è quello del Presidente e Fondatore dell’azienda. Noi abbiamo deciso di perseguire una politica di brand, non di Corporate: in altre parole, puntiamo sui marchi dei prodotti, suddivisi per area di business, più che sul marchio aziendale. Abbiamo tre aree di prodotto ben distinte: divisione auto, divisione casa e divisione Cura della persona. La struttura di Tavola prevede solo tre divisioni comuni a tutti: la Ricerca e Sviluppo, il Controllo Qualità e la Distribuzione.
Mi pare una struttura piuttosto complessa: tu però ci sei nata, mi pare.
In effetti, la mia educazione è nata dentro l’impresa seguendo mio padre, un uomo molto determinato e anche razionale e pratico. Da lui ho imparato moltissimo, soprattutto la creazione del valore e di quanto sia impegnativo raggiungerlo ed anche l'avere una propria indipendenza. Fin da piccola ho respirato il suo entusiasmo perché, come lui mi ha sempre detto, fare l’imprenditore è il mestiere più bello del mondo.
Raccontami di te.
Sono sempre stata molto indipendente ed i miei genitori in questo mi hanno assecondato; per esempio, quando ero piccola, trascorrevo il periodo delle vacanze estive in collegio negli Stati Uniti o in Inghilterra assolutamente da sola e senza particolari problemi. Dopo la laurea, ho frequentato un master in Economia a Belfast e successivamente negli States ho seguito un master in Business Administration: ammetto, del resto, di essermi sempre trovata bene nel ruolo di studentessa.
Non hai solo studiato.
Durante gli studi universitari ho lavorato per una società che si occupava di commercio online, una delle prime e per questo rivoluzionaria: tieni conto che stiamo parlando di una ventina d’anni fa. Successivamente, sono stata in Publitalia ’80, e poi ancora negli USA per una società farmaceutica, dove sono rimasta per un paio d’anni. Accadde poi che venni contattata per fare la publisher di una rivista italiana molto prestigiosa che si occupa di arte e moda: l’idea mi piacque e decisi di rientrare finalmente nel nostro Paese lasciando New York. Fui inserita nel CDA e mi occupai un po’ di tutto con grande entusiasmo e ottenendo in verità dei risultati più che buoni, ma a quel punto papà mi chiese di lavorare per lui: non potei certo rifiutare!
Essere “figlia di” a volte non è facile.
Ero consapevole che prima o poi ci sarebbe stato il mio ingresso in azienda: del resto sono figlia unica e si è trattato comunque di dare continuità affettiva e sentimentale ad un progetto che appartiene anche alla mia famiglia. Naturalmente, dal momento che il turn over in azienda è davvero limitato, molti tra i nostri collaboratori mi conoscevano sin da bambina quindi non è stato difficile inserirsi. Aggiungo che una solida preparazione, oltre al fatto di aver comunque maturato significative esperienze professionali in altri contesti, mi hanno senza dubbio aiutato. Quello su cui ho puntato è stato anche l’ascolto, oltre che l’umiltà: ho passato cinque anni a capire come funzionava l’azienda e a cercare di imparare il più possibile, inizialmente occupandomi di vendita, poi di sviluppo prodotto. Pian piano, ho assunto responsabilità crescenti fino ad entrare nel CDA dove affianco mio padre e continuo ad apprendere: oggi non sono più la “figlia di”, ma Giorgia (anzi, Giorgina, come mi chiamano tutti!), una professionista che, grazie alle competenze acquisite, ha una sua propria autorevolezza ed il riconoscimento delle sue capacità gestionali e decisionali.
Manager e mamma: è possibile?
Ho avuto Giulia due anni fa ed è stato un regalo incredibile, ma non ho mai trascurato la mia attività professionale: sono tornata in ufficio praticamente pochi giorni dopo il parto. Naturalmente, mi ero attrezzata e organizzata a dovere, perché eravamo in un periodo aziendalmente molto delicato e strategico che richiedeva la mia presenza. Le donne hanno comunque sempre il senso di colpa, perché non possono essere al 100% su tutto: casa, famiglia, lavoro. Per quanto mi riguarda, i miei genitori mi hanno insegnato che non è tanto la quantità, ma la qualità del tempo che si dedica ai figli a fare la differenza ed io posso testimoniare che è così, perché sono cresciuta secondo questa educazione. Peraltro, non nascondo che avevo anche timore di trascurare il mio compagno, dovendomi dividere tra famiglia e impegni professionali, ma per fortuna lui mi è sempre stato vicino rimanendo assolutamente sereno.
Tempo libero: che mi dici?
Ne ho davvero poco, anche perché viaggio tantissimo per lavoro. Tutto il tempo che mi resta lo dedico a mia figlia e agli amici, cercando di praticare ancora un po’ di sci e di leggere qualche libro. Quando ero a Belfast ho montato anche a cavallo a livelli piuttosto inoegnativi, ma è un hobby che richiede decisamente più tempo di quanto non ne abbia, quindi ho smesso, almeno per il momento.
Qualche curiosità su di te?
Sono ottimista e positiva. A parte questo, ho il terrore di volare e ogni volta che salgo su un aereo devo assolutamente parlare con il comandante per capire come sarà il volo; mi sono anche scaricata una app che mi dà indicazioni sulle condizioni meteo in tempo reale, così posso seguire l’andamento del viaggio. Quanto al resto, mi piacciono i gioielli e le scarpe, che oggi sono preferibilmente sneackers mentre un tempo erano anche tacco 12: sono piccola e minuta, ma ho imparato ad accettare la mia altezza. Inoltre aggiungo che parlo sempre moltissimo, quindi se sono in silenzio non sono io; tuttavia, con la maturità ho imparato a moderarmi, a integrarmi nel gruppo cercando di evitare di ripetere eventuali errori, e soprattutto ad ascoltare gli altri: tutti possono suggerire, anche se a comandare ci deve essere una sola persona, proprio come in barca a vela, dove tutti hanno il loro ruolo ma chi traccia la rotta è il capitano.
Un suggerimento alle donne che desiderano fare un percorso di carriera?
Non bisogna farsi spaventare, ma cercare di essere normali mettendoci tanta passione e molta umiltà. Ho imparato che non occorre essere o dimostrare di essere eccezionali, ma al contrario è nella normalità che si dà continuità al proprio impegno e al proprio valore.
Un’ultima domanda: il prodotto Tavola che ami di più?
Mi risulta davvero difficile risponderti e non nascondo che un po’ mi imbarazza perché trovo che tutti i nostri prodotti siano eccellenti, ma mi butto: è Orphea Salvalana, il profumo che protegge i nostri capi preziosi; trovo che sia decisamente personale e di grande valore emozionale. Quando prendo un capo dall’armadio ha il profumo che amo avere indosso, che mi rappresenta e mi rende riconoscibile: non posso assolutamente rinunciarvi.
SU TGCOM24