A SPINETOLI

Ascoli Piceno, agguato a un ex carabiniere: ucciso a colpi di pistola

Gli inquirenti: "Un'esecuzione". La vittima, Antonio Cianfrone, aveva lasciato l'Arma dopo l'arresto per concussione: processo ancora in corso

Un ex carabiniere, Antonio Cianfrone, è stato ucciso mercoledì mattina a colpi di pistola mentre passava lungo la pista ciclopedonale di Spinetoli (Ascoli Piceno). L'uomo era stato allontanato dall'Arma dopo un suo coinvolgimento in un'inchiesta per concussione. Secondo gli inquirenti, si tratterebbe di un'esecuzione. A sparare è stata una persona con il volto coperto da un casco, poi fuggita a bordo di una moto guidata da un complice.

L'ex carabiniere, 51 anni, originario di Chieti, era stato in servizio alla stazione di Monsampolo del Tronto, dove risiedeva. A dare l'allarme è stata una donna, ma ancora non si sa se abbia assistito all'agguato. Non è certo inoltre in quali parti del corpo Cianfrone sia stato raggiunto dai colpi di pistola. 

Il procuratore: "Chi ha visto qualcosa parli" - Per chiarire le circostanze del delitto, il procuratore capo di Ascoli Piceno Umberto Monti ha lanciato un appello perché chi sa qualcosa parli: "Chiunque mercoledì mattina, tra le 8 e le 9:30, si è trovato a passare per la pista ciclabile Lungo Tronto, da Pagliare a Monteprandone, è pregato vivamente di presentarsi ai carabinieri, anche se non avesse visto nulla di particolare". E spiega: "E' veramente importante perché testimonianze di questo tipo in passato sono state utili a risolvere diversi casi, come ad esempio quello dell'omicidio di Melani Rea a opera del marito Salvatore Parolisi". 

La vittima fu arrestata nel 2015 - Cianfrone era stato arrestato a maggio 2015 dai carabinieri del comando provinciale di Ascoli Piceno, su ordine del gip Giuliana Filippello, in seguito a indagini coordinate dalla Procura. Allora era vicecomandante della stazione di Monsampolo, con il grando di maresciallo. Nell'inchiesta erano coinvolti altri soggetti, tra cui il comandante della stazione accusato di concussione, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti d'ufficio, rivelazione e utilizzazine di segreti d'ufficio, omissione di atti d'ufficio. Entrambi i militari avevano respinto le accuse contestate. 

Le accuse a suo carico - In seguito all'inchiesta è stato avviato un processo, ancora in corso, in cui Cianfrone doveva rispondere delle accuse di concussione e di aver messo in scena, insieme a un complice, un finto incidente stradale per incassare i soldi dell'assicurazione. Nel procedimento l'accusa sostiene che i due militari dell'Arma, in più occasioni, avrebbero chiesto denaro e regalie a commercianti della zona per chiudere un occhio su controlli di carattere amministrativo. All'inizio dell'inchiesta, Cianfrone era stato posto ai domiciliari mentre l'allora comandante della stazione era finito in carcere. Entrambi vennero sospesi dal servizio e Cianfrone allontanato dall'Arma.