Covid-19 si replica più lentamente: ecco lo studio condotto dal San Raffaele
Il professor Zangrillo lo aveva citato scatenando numerose polemiche: "Io sono più scienziato di molti membri del Cts"
Il virus SarsCov2 si replica molto meno rapidamente e la carica virale a maggio è 10 volte inferiore che a marzo: sono i dati osservati in 200 pazienti del San Raffaele di Milano, da marzo a maggio, in uno studio coordinato da Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia, e in via di pubblicazione sulla rivista Clinical chemistry and laboratory medicine. E' lo studio citato da Alberto Zangrillo che ha scatenato polemiche.
Il virus SarsCov2 si replica molto meno rapidamente ora rispetto a un paio di mesi fa e la carica virale a maggio è 10 volte inferiore che a marzo: sono i dati osservati in 200 pazienti ricoverati all'ospedale San Raffaele di Milano, da marzo a maggio, in uno studio coordinato da Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia, e in via di pubblicazione sulla rivista Clinical chemistry and laboratory medicine. E' lo studio citato da Alberto Zangrillo che ha scatenato numerose polemiche.
L'indagine "è partita dall'osservazione fatta dai medici di Terapia intensiva e dei reparti Covid sulla minore gravità della malattia e minor ricorso al ricovero in terapia intensiva". Dopo aver escluso che il virus avesse subito mutazioni genetiche significative, i ricercatori, con una tecnica di analisi molecolare, hanno studiato la velocità di replicazione del Covid-19. Il confronto è stato fatto analizzando le quantità di virus presenti nei tamponi di 100 malati Covid, ricoverati nella prima metà di marzo, e 100 nella seconda metà di maggio.
Altri virus si sono comportati così - "E' così emersa una differenza macroscopica tra i pazienti di maggio e marzo - prosegue Massimo Clementi-. tutti quelli di maggio avevano infatti una carica virale e una velocità di replicazione 10 volte inferiore a quella dei malati di marzo". Si tratta di un "aspetto già osservato in altri virus - prosegue Clementi - come quello dell'Hiv, dell'epatite B o C: tanto maggiore era la loro replicazione, tanto più rapida era la progressione della malattia", continua Clementi.
Se ciò possa spiegare la differenza clinica osservata in questi mesi, "non lo so dire, ma è un dato significativo e che si è osservato anche per altri virus - conlcude Clementi -. Ora lo studio continuerà su altri pazienti e verrà allargato anche a pazienti americani, con la collaborazione di Guido Silvestri della Emory university di Atlanta".
Zangrillo: io più scienziato di tanti nel Cts - "Non sono pentito di quanto ho detto. Il virus è clinicamente scomparso" e, rispetto al Comitato tecnico scientifico (Cts), "io sono molto più scienziato di tanti autoproclamatosi tali nel Cts". Questa la replica di Alberto Zangrillo, direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano, all'indomani delle polemiche scatenatesi sulla sua affermazione. "Non sono assolutamente pentito, sono rinfrancato dalla forza della verità perché quello che ho detto - ha affermato - non è che il virus è scomparso. Io sono certo che il virus sia ancora tra di noi, però ci sono tanti virus tra di noi. Io ho detto testualmente 'il virus è clinicamente inesistente, scomparso'. Se uno omette il clinicamente per farmi del male, fa del male a se stesso".
Quanto al Cts, "una cosa che trovo fastidiosa di questo Paese è che i clinici siano da una parte e gli scienziati dall'altra. Noi dobbiamo intenderci sulla qualifica di scienziato perché se andiamo a vedere i parametri io sono molto più scienziato di tanti autoproclamatosi scienziati, anche facenti parte del Cts. Perché in Italia e nel mondo per esser scienziati bisogna produrre scientificamente e la produzione scientifica ha dei parametri molto precisi: basta andare nei motori di ricerca e nelle librerie internazionali e vedere quello che ha prodotto scientificamente Zangrillo. E alla fine se vogliamo facciamo la classifica".
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