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Inchiesta sui "narcos" romani di Diabolik: 53 a rischio processo

A guidare il gruppo era l'ultrà Fabrizio Piscitelli, ucciso in un agguato ad agosto dell'anno scorso

ansa

La banda di Diabolik, gruppo di narcotrafficanti che dominava le piazze di spaccio di Roma, rischia di finire sotto processo. La Procura capitolina ha infatti notificato 53 avvisi di conclusioni delle indagini per l'inchiesta Grande Raccordo Criminale, che ha colpito l'organizzazione guidata da Fabrizio Piscitelli, capo ulrtà della Lazio ucciso in un agguato il 7 agosto dell'anno scorso.

Secondo gli inquirenti aprendere il suo posto come capo dei narcos romani è stato Fabrizio Fabietti, raggiunto anch'egli dal provvedimento firmato dal procuratore Michele Prestipino e dal sostituito Nadia Plastina che hanno coordinato le indagini della guardia di finanza. Agli indagati sono stati contestati, a seconda delle posizioni, reati che vanno dal traffico internazionale di droga alle lesioni, dall'estorsione al riciclaggio, il tutto aggravato in alcuni casi dal metodo mafioso.

Per gli inquirenti non si tratta semplicemente di un gruppo di di spacciatori e picchiatori ma di un'organizzazione criminale strutturata su vari livelli che aveva nel narcotraffico su ampia scala il suo "core business", e che riuniva pezzi di criminalità sportiva, ultrà della Lazio, frange di estremisti di destra e "manovali della violenza", tra cui ex pugili anche albanesi, uniti dal comune denominatore dello spaccio e del 'recupero crediti'.

A coordinare il tutto dopo la morte di Piscitelli, secondo i magistrati, c'era il 42enne Fabietti. Che in un'intercettazione afferma: "A devo da' a tutta Roma... proprio i soldi voglio fa". Fabietti aveva rapporti con la cosca di 'ndrangheta Bellocco e in particolare i fratelli Emanuele e Leopoldo Cosentino, entrambi a rischio processo. Del gruppo fanno parte anche esponenti del mondo ultrà biancoceleste: Ettore Abramo, conosciuto come "Pluto", 53 anni e Aniello Marotta, 43 anni, che militavano negli Irriducibili. Altra figura apicale dell'organizzazione è Alessandro Telich, detto Tavoletta, di professione tecnico informatico.

Telich e' titolare di una società con sede a Dubai che opera nel settore del controspionaggio industriale e delle telecomunicazioni, e secondo le indagini forniva un sistema di comunicazione all'avanguardia
ai componenti del gruppo criminale. Per gli inquirenti il giro d'affari si attestava intorno ai 120 milioni di euro.

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