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Neversong, un'Odissea negli incubi per ritrovare l'amore della vostra vita

Complicato, oscuro e oppressivo: Neversong è il nuovo platform per adulti disponibile su Apple Arcade, un gioco che non dovreste assolutamente farvi sfuggire

Una sfiga allucinante perseguita il protagonista di Neversong. Dopo anni solitari, bui e tristi, trova l’amore. Nemmeno il tempo di godersi un po’ la vita, che i due si avventurano in un manicomio abbandonato: la fidanzata sparisce e Peet finisce addirittura in coma. Se volessimo ridurre le riflessioni su Neversong al solo aspetto video ludico, lo liquideremmo  in fretta: è un ottimo platform ambientato negli incubi del povero Peet che “combatte” per poter riemergere dal coma saltando tra le piattaforme e combattendo con i nemici che impestano la sua mente. 

È un plaftorm di quelli fatti bene, dove i salti sono precisissimi e quando sbagli non puoi dare la colpa al controller ma te la puoi prendere solo con te stesso. Ci sono tutti i “fondamentali”: aree segrete, bonus da raccogliere sotto forma di card che modificano l’aspetto del giocatore,  un’arma che può essere upgradata, qualche enigma abbastanza complicato e mostri minacciosi e boss di fine livello con cui ingaggiare combattimenti memorabili.

Certo, Neversong è assai difficile, come gioco: non ti regala niente. Spesso e volentieri devi capire da solo cosa fare e dove andare, e in alcuni punti, lo confesso, è ostico in modo stuzzicante. Neversong è un’avventura da godersi sul divano di casa, non di certo in mobilità (non che ci si muova troppo, in questi tempi), e sebbene i controlli touch facciano il loro lavoro egregiamente, è uno di quei casi in cui vi consigliamo di collegare all’iPhone o all’iPad un controller per Xbox o PS4, così da godervi al massimo l’esperienza.

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A proposito, pur essendo tradotto bene in italiano, ci sono alcuni punti in cui è comunque necessario masticare un po’ di inglese: per esempio, proprio all’inizio, dovrete aprire delle porte marcate da lettere per formare la parola “SMILE”, ma il suggerimento del gioco parla di “sorriso”.  Tuttavia, Neversong è molto di più. È un gioco che è nato dall’esperienza traumatica del suo autore, che ha rischiato di morire quando aveva 20 anni e ha passato comunque due anni in ospedale per rimettersi completamente.

Neversong non è un gioco adatto a bambini o ragazzini. Tanto per capirci, uno dei boss finali è un “genitore” che si risveglia da una specie di coma, e si mangia suo figlio. I personaggi che incontrerete nel gioco sono duri, ostici, incazzati come succede nei vostri peggiori incubi. Sembrano normali, ma quando li avvicinate hanno sorprese in serbo per voi, spesso sgradevoli.

Nel gioco non c’è volutamente una "mappa", né un’indicazione che vi consigli dove andare. Dovete cavarvela da soli, e vi anticipo che ci saranno dei momenti in cui non saprete che fare, e magari vorrete mollare il gioco da quanto è fastidiosa questa sensazione allo stomaco di “e ora che faccio?”. Beh, non fatelo. È un vostro diritto, sia chiaro, ma il gioco è fatto così proprio per comunicarvi la sensazione opprimente di un incubo. È design, non un difetto, esattamente come alcuni film horror sono oppressivi al punto che riescono a farvi paura anche se sapete benissimo che siete di fronte a una inoffensiva TV. 

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Non è l’unico videogame che si propone contenuti “adulti”. Ricordiamo Sea of Solitude, in cui la protagonista girava per un mondo sommerso che era l’allegoria della sua depressione. Il magnifico Gris, altro platform (peraltro disponibile anche su smartphone e tablet)  che esplora il dolore della perdita attraverso la riconquista dei colori. Hellblade, in cui l’aspetto video ludico dell’avventura celtica a base di asce e scudi nasconde una odissea nella schizofrenia della protagonista. 

Neversong si accoda a questi titoli con un’esperienza che colpisce l’obiettivo prefissato. Un gioco per gamer esperti, per giocatori che sono pronti a affrontare i loro videogame concentrandosi su di essi dedicando ore di gioco, e che sarà apprezzato da chi non si fermerà all’apparenza dark del villaggio abbandonato, dei ragnoni occhiuti e dei mostri atroci e disumani.

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Oltretutto, fa parte del programma Arcade di Apple, quindi se avete sottoscritto l’abbonamento mensile “all you can play” della Mela Morsicata, non vi costerà letteralmente nulla provarlo. Se qualcuno vi dirà ancora che i videogiochi sono “per bambini”, mostrategli Neversong e capirà che si sta perdendo un mondo, quello dei videogame, capace di toccare sentimenti profondi e anche negativi come (e meglio, in certi casi) del cinema o della letteratura. 

Neversong è disponibile gratuitamente all'interno dell'abbonamento Apple Arcade, noi l'abbiamo provato su iPhone 11.

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