Il debito dell'Italia peggiora, le entrate tributarie scendono ma la pressione fiscale aumenta. E il sistema previdenziale, sull'orlo del collasso, richiede interventi drastici. Un ritratto a tinte fosche quello della Corte dei Conti sulla salute delle nostre finanze. E il bilancio che ne trae il Procuratore generale Apicella è che l'Italia ha bisogno di verificare i suoi "obiettivi programmatici, anche in vista di una eventuale manovra".
Il governo, secondo il rapporto della Corte dei Conti, non può più rimandare il problema delle pensioni. "Se non si dovesse ricorrere, in un prossimo avvenire, a drastici rimedi", ammonisce Apicella, "il problema previdenziale, già ora assai pesante, non potrà che peggiorare a danno dei lavoratori attuali e di quelli delle generazioni future. Nonchè a danno dei bilanci pubblici". Il numero uno della Corte dei Conti avverte poi che non è possibile dare per certo il sucesso degli incentivi a rimanere in servizio oltre l'età pensionabile.
PENSIONI, URGONO RIMEDI PER EVITARE CHE IL SISTEMA COLLASSI
Insomma, l'intervento deve essere perentorio.
Le perplessità di Apicella sulla validità effettiva di questi strumenti, qulli che la delega previdenziale dispone per la permanenza al lavoro, sono motivate da "una serie di variabili". In particolare, ha spiegato Apicella, "dalle aspettative di carriera e di conseguente sviluppo della dinamica relativa, dalle situazioni geografiche, da quelle della dinamica macroeconomica del Paese e da quella del singolo comparto produttivo, dalla situazione reddituale del nucleo familiare e da altre ancora. A meno che tali incentivi non vengano resi più appetibili".
RIEQUILIBRIO DEI CONTI? IN TEMPI BREVI E' IMPOSSIBILE
Il progetto di rimettere in sesto i conti pubblici in Italia è difficilmente conseguibile in tempi brevi. A farlo presente è stato il presidente delle Sezioni riunite della Corte dei Conti, Fulvio Balsamo, sempre nella relazione sul rendiconto generale dello Stato. La Corte dei Conti critica al riguardo il fatto che entrate straordinarie siano state utilizzate per finanziare una crescita strutturale della spesa.
"I risultati di finanza pubblica del 2003" evidenziano alla Corte dei Conti "sono sintomatici della difficoltà di conseguire in tempi brevi il riequilibrio strutturale dei conti pubblici, tenuto anche conto della inevitabile attenuazione dell'impiego di misure temporanee e del prevedibile esaurimento del recupero di risorse connesse alla flessione della spesa per interessi. Emerge, in conclusione, un dato non positivo: nel nostro Paese entrate straordinarie e risparmi da interessi che, per ragioni diverse, non dovrebbero essere considerate risorse disponibili in permanenza, sono andate a finanziare, negli ultimi anni, incrementi duraturi di spesa corrente primaria, allontanando il momento del risanamento strutturale".
FISCO: TROPPI CONDONI E TROPPI EVASORI
La panoramica non migliora se lo sguardo si sposta sulla situazione fiscale: la Corte dei conti giudica infatti inefficace il sistema, caratterizzato da troppi condoni e da troppa evasione. "Richiamo" ha detto ancora Apicella, nel giudizio sul rendiconto generale dello Stato "i problemi connessi all'assenza di un valido sistema di monitoraggio, al troppo frequente ricorso a condoni e all'ancora troppa diffusa evasione. A quest'ultimo riguardo, incrociando i dati derivanti dalle denunce fiscali con quelle dell'Istat, si riscontrano preoccupanti anomalie, anche territoriali".
ENTRATE LEGGERE, TASSE PESANTI
E ancora, nel 2003 le entrate sono cresciute in maniera limitata mentre è aumentata la pressione fiscale, passata dal 41,9% al 42,8%, semrpe secondo Fulvio Balsamo. "Per la prima volta dopo cinque anni" ha sottolineato "anche il saldo corrente ha fatto registrare un valore negativo, attestandosi a meno 0,2% del Pil, con un peggioramento dello 0,9% rispetto al 2002. Ciò è da attribuire alla limitata crescita (2,2%) delle entrate correnti imputabile soprattutto al rallentamento delle imposte dirette ed indirette e ad un aumento più che doppio (4,5%) delle spese correnti, riferibile soprattutto alla forte accelerazione delle spese al netto degli interessi".
La magistratura contabile evidenzia però che, "nonostante la contrazione delle entrate tributarie di parte corrente, la pressione fiscale risulta aumentata dal 41,9% al 42,8% del Pil". La Corte dei Conti spiega a proposito che "le entrate in conto capitale, infatti, si sono incrementate dell'1,5% del Pil, per effetto dell'aumento delle imposte di conto capitale, tra le quali risultano compresi i proventi delle sanatorie fiscali".
TASSE MENO CARE SOLO CON TAGLI ALLA SPESA
Un intervento sul fronte della riduzione delle imposte va accompagnato da un "adeguato e permanente" taglio della spesa corrente. Così la Corte dei Conti interviene nel dibattito politico. "Un intervento rilevante sul fronte della riduzione delle imposte, intesa a incrementare la domanda interna e potenziare la crescita produttiva" sottolineano i magistrati contabili "dovrebbe essere accompagnato da un adeguato e permanente taglio della spesa corrente, così da evitare che un aggravamento del fabbisogno e del debito si traduca in un abbassamento del merito di credito con riflessi sul livello dei tassi di interesse". In ogni caso, la Corte dei Conti invita a monitorare e a tenere sotto controllo "anche attraverso interventi correttivi" i settori della sanità e della previdenza e anche del pubblico impiego, per il quale sono stati mancati negli ultimi anni gli obiettivi programmatici in ordine alle politiche retributive e di riduzione del personale".