Granarolo si prepara a entrare in Borsa e Banca Intesa entra nel capitale dell'azienda, che ha appena acquisito la Yomo, con una quota del 20%, affiancandosi così, grazie a un aumento di capitale riservato compreso tra i 65 e i 70 milioni di euro, ai soci storici Cooperlat (attualmente al 3,5% circa) e Consorzio Granlat (attualmente poco inferiore al 97% circa). A dirlo è stato il presidente del gruppo emiliano Luciano Sita.
L'occasione è stata data da un incontro con la stampa per presentare il piano industriale di Yomo. A conclusione dell'opera di rilancio dello storico produttore di yogurt salvato dalla bancarotta da Granarolo lo scorso aprile, è stato detto, per Granarolo ci sarà lo sbarco in Piazza Affari, oltre a una quota obiettivo del 15% del mercato da raggiungere entro il 2007. "E' la logica conseguenza" ha spiegato Rossella Saoncella, presidente di Yogolat, la controllata che ha siglato il contratto di affitto per i rami d'azienda del gruppo Yomo "dell'impegno finanziario di Banca Intesa".
Per dare corso agli impegni nei confronti dei creditori di Yomo, Granarolo ha previsto una fideiussione bancaria pari a 124,5 milioni di euro, mentre per il 2004 l'esborso finanziario del gruppo sarà di 90 milioni di euro. Da qui l'ingresso nel capitale da parte di Banca Intesa, che, peraltro, era già titolare di gran parte del marchio Yomo ricevuto in pegno dalla famiglia Vesely, che lo controllava prima del fallimento.
Fino alla conclusione della procedura concordataria al Tribunale fallimentare di Pavia, sarà l'affitto dei rami d'azienda la formula con cui Granarolo opererà per mantenere in vita le attività del gruppo Yomo, in attesa di assorbirli definitivamente.
Quanto al rilancio del gruppo Yomo, Granarolo prevede investimenti per 35 milioni di euro entro il 2007 nello stabilimento di Pasturago (Milano), dove verrà ospitata anche la nuova sede della Centrale del Latte di Milano dopo il trasloco da via Castelbarco. Sull'impianto di Pettinicchio di Sermoneta (Latina), poi, Granarolo investirà un milione di euro, mentre ad Acqui Terme (Alessandria), sede operativa del caseificio Merlo, saranno investiti 2,7 milioni.
Pasturago e Sermoneta, inoltre, ospiteranno i centri logistici per la distribuzione rispettivamente nel Nord e nel Centro Italia. Per questo obiettivo è previsto un investimento aggiuntivo di 10 milioni di euro nell'impianto in provincia di Latina.
Il piano di risanamento del gruppo Yomo non avverrà in modo indolore, in quanto sono previsti esuberi tra gli 800 dipendenti del gruppo rilevato da Granarolo. Secondo il presidente Sita, nell'ambito di un confronto con le organizzazioni sindacali, gran parte potranno essere aiutati con un "intervento di cassa integrazione ordinaria per 24 mesi" e con l'impegno "a riassorbire manodopera progressivamente con lo sviluppo del fatturato".
Yomo nel 2000 aveva una quota di mercato in Italia pari al 16% nel settore yogurt, per scendere al 10,8% nel 2003 e raggiungere, nel periodo di cassa integrazione precedente il salvataggio di Granarolo l'1,9%.
"Abbiamo riportato i lavoratori in fabbrica e i prodotti negli scaffali" ha commentato Sita "ora abbiamo l'obiettivo di raggiungere l'equilibrio gestionale entro i prossimi tre anni". Il tutto "senza miracoli", e con costi sociali "elevati", rimanendo comunque aperti al "confronto con i sindacati". Un motivo per cui, nel dettaglio, non sono ancora stati rivelati i numeri degli esuberi per i vari stabilimenti del gruppo Yomo.